Con l’arrivo del weekend del GP Australia ora si fa sul serio. Dopo dei test di inizio stagione in cui definire i rapporti di forza è stato quantomai complicato, domenica a Melbourne ci sarà un primo assaggio della lunga maratona mondiale 2025. Nonostante l’Albert Park non sia tra le piste più indicative in calendario, ecco le cinque domande a cui la prima gara dell’anno potrà dare finalmente risposta.
McLaren e poi? Chi sarà seconda forza?
I test in Bahrain hanno detto di una McLaren che – quantomeno ad inizio stagione – sarà davanti. La MCL39 è un progetto audace e a Woking non si sono limitati ad evolvere la già efficace vettura dello scorso anno, scegliendo di rischiare per puntare al doppio titolo 2025. Alle spalle della scuderia inglese, però, c’è più di qualche punto di domanda.
Se Red Bull e Mercedes sono convinte di essere la seconda forza (e qualcuno già a Melbourne rimarrà deluso…), in casa Ferrari si è lavorato molto al simulatore per definire l’assetto in vista della trasferta del GP Australia. Certo, nelle prove di Sakhir la Rossa non era parsa già del tutto a punto, specie nel setup meccanico, ma l’adozione di una sospensione anteriore a schema pull-rod impone un percorso di conoscenza non sottovalutabile.
Sarà forse per questo che a Maranello si è optato per un anti-dive in configurazione meno “estrema” rispetto alla soluzione studiata da McLaren? Verosimile, con I test effettuati in fabbrica che hanno condotto i tecnici del Cavallino all’adozione di un compromesso tra aerodinamica e meccanica. Resta ora da capire se la SF-25 si confermerà nel ruolo di prima inseguitrice come sul finire dello scorso anno o se, complici le tante novità in vettura, ci vorrà un po’ più di pazienza.
La questione “ali flessibili” giocherà un ruolo decisivo?
Come raccontato in esclusiva da AutoRacer.it, la FIA ha modificato il regolamento tecnico in vista della stagione 2025, limitando la deflessione delle ali posteriori (dal GP Australia) e anteriori (dal GP di Spagna).
Partendo dalle prime, in Bahrain Red Bull ha puntato il dito verso McLaren e Ferrari, sostenendo che le due scuderie stiano ancora sfruttando il “mini DRS”, ovvero quello spazio che si crea tra il mainplane e l’ala mobile. Dal canto suo la Federazione, ben prima di qualsiasi polemica, ha deciso di muoversi per tempo, riproponendo in Australia il controllo delle appendici aerodinamiche tramite telecamere ed adesivi posizionati sulle componenti già visto a Spa 2024. Una verifica non di poco conto, che Ferrari ha svolto anche “in proprio” durante le prime due giornate di test a Sakhir.
Quanto all’anteriore, dopo la corsa alle ali flessibili dello scorso anno, dal Montmelò le squadre dovranno fare i conti con un nuovo giro di vite nei test statici volti a limitare ulteriormente la deflessione della componente. Diverse scuderie si ritrovano così costrette a modificare i propri piani di sviluppo, spesso dovendo attingere a risorse destinate al progetto 2026 per rivedere le ali già definite.
Insomma, non è da escludere che una modifica regolamentare apparentemente piccola possa avere un impatto considerevole sui rapporti di forza e, chissà, possa persino risultare decisiva ai fini dell’assegnazione del titolo.
Hamilton è tornato?
Diciott’anni fa debuttava all’Albert Park da rookie con la McLaren. Oggi, sette titoli mondiali dopo, Lewis è all’alba di una nuova avventura con la Ferrari. L’approdo in rosso ha obbligato l’inglese ad un lungo lavoro di adattamento, passando da diverse ore tra simulatore e test a Fiorano e Barcellona per assimilare le tante differenze tra la monoposto di Maranello e la Mercedes.
Se nelle dichiarazioni di Hamilton la motivazione non manca, i risultati delle ultime stagioni con la stella lasciano ancora qualche dubbio sul reale stato di forma di Sir Lewis. Qualche segnale emerso dai test di Sakhir fa pensare ad un Hamilton già prontissimo, con l’inglese che pare fidarsi della SF-25 moto più di quanto succedeva con le monoposto ad effetto suolo di Brackley, ma occorrerà attendere il GP Australia per ricevere le prime risposte.
Red Bull alla prima senza Newey, funzionerà?
Una lunga sgommata, oltre duecento metri, e un treno di pneumatici distrutti. Che sia stato questo il personalissimo messaggio che Max Verstappen ha voluto lanciare ai suoi ingegneri dopo una tre giorni non del tutto soddisfacente in Bahrain?
Difficile da dire, anche se l’olandese ai microfoni dei media ha più volte ribadito che lui e la sua Red Bull “non saranno in lotta per la vittoria a Melbourne”. Da qui a bollare il primo progetto di Milton Keynes senza la firma di Adrian Newey come un fallimento ne passa, eppure la sensazione è che la scuderia inglese possa aver risentito dell’addio del “genio”.
Chi ne ha raccolto l’eredità, Pierre Waché, è tecnico capace e senz’altro parte dei meriti dei successi a ripetizione ottenuti negli scorsi anni sono anche suoi. Ora, però, è compito suo smentire chi vedeva in “the genius” il vero segreto della Red Bull con una vettura, la RB21, che punta a superare i problemi della sorella RB20 per rendere l’era ad effetto suolo un vero dominio targato Miton Keynes.
Willams, Alpine… chi sarà il “best of the rest”?
Quando si analizzano i risultati dei test c’è un dato, tra tutti, che nonostante i migliori propositi, si fatica ad ignorare. Si tratta del miglior tempo, che in questo 2025 porta la firma di Carlos Sainz.
Lo spagnolo, alla prima in Williams dopo tre stagioni in Ferrari, ha fermato il cronometro con un anticipo di ben nove decimi rispetto al miglior tempo in qualifica ottenuto dal compagno Albon lo scorso anno. Che a Grove abbiano finalmente trovato la quadra? Il team guidato da James Vowles anche nelle simulazioni di passo gara è sembrato già in buona forma e potrebbe davvero assumere il ruolo di quinta forza alle spalle dei top team.
La stessa ambizione la ha però anche Flavio Briatore, che dal suo ruolo di consulente assiste l’Alpine. Pare che la scuderia francese, dopo un 2024 chiuso in crescendo, abbia girato con tempi vicini a quelli della Williams pur con qualche kg di benzina in meno. La lotta è aperta.