Nello scorso mese di gennaio Adrian Newey aveva commentato la flessione della Red Bull nel 2024, inquadrando nella mancanza di esperienza della squadra una delle cause del calo prestazionale nella seconda metà della scorsa stagione. In occasione dei test in Bahrain, Pierre Waché ha risposto alle parole di Newey, dicendosi concentrato sulla crescita della squadra e delle performance piuttosto che sul rendimento personale. Il Direttore Tecnico ha quindi spiegato come la scuderia di Milton Keynes abbia trovato un compromesso per invertire la tendenza della scorsa stagione con il progetto RB21. Una vettura quest’ultima che, secondo Waché, sembra essere migliorata in termini di ricerca del bilanciamento, con dei benefici sul fronte della presa di confidenza da parte del pilota.
Waché risponde a Newey: “ho meno esperienza, ma la crescita della squadra è più importante di quella personale”
La RB20 del 2024 è stata la prima monoposto non firmata da Adrian Newey come primo autore, che ha lavorato al suo ultimo progetto in casa Red Bull soltanto in affiancamento al DT Pierre Waché. La scorsa stagione è stata caratterizzata da un avvio in grande spolvero, ma da un proseguimento segnato da un calo prestazionale che non ha permesso alla squadra di difendere il doppio titolo costruttori dei due anni precedenti. La linea tecnica dello scorso anno non era stata condivisa appieno dalle due figure, con alcune divergenze fra il partente Newey e l’attuale Direttore Tecnico. “Penso che molti in Red Bull abbiano continuato ad andare nella stessa direzione per mancanza di esperienza,” aveva dichiarato Newey alla testata tedesca Auto Motor und Sport, commentando gli sviluppi Red Bull del 2024. Una frase che, seppur non definita una critica dallo stesso progettista britannico, ha ricevuto la replica da parte di Waché, che a PlanetF1 ha dichiarato: “è vero che ho molta meno esperienza di lui. Lui ha 66 anni e io 50, 16 anni in meno di esperienza, non posso negarlo. Non la prendo sul personale, ma questo tipo di commento per me non ha importanza.”
“Quello che conta,” ha proseguito, “è che non abbiamo fatto un lavoro abbastanza buono durante l’anno e abbiamo perso terreno in termini di prestazioni, forse per esperienza, forse per aver frainteso alcune cose, e abbiamo cercato di correggerle. In questo senso penso sia stato vantaggioso. Risolvere un problema è il nostro lavoro.” Come aveva già ribadito nelle scorse settimane, Wachè ha dunque ricalcato la linea del ‘non tutto il male vien per nuocere’ e sul fattore inesperienza menzionato da Newey ha aggiunto: “in una competizione ingegneristica il mio lavoro è quello di essere colpito dal fatto che non siamo abbastanza bravi, piuttosto che da un commento personale su me stesso. Il mio desiderio non è quello di rendere famoso il mio nome. Il mio desiderio è quello di far vincere la squadra.” Secondo il DT della Red Bull il fulcro deve essere la crescita della squadra, non solo sul fronte prestazionale ma anche su quello dell’organico. “Preferirei che il paddock dicesse ‘il team Red Bull ha fatto un lavoro fantastico’ piuttosto che ‘Pierre Waché ha fatto un buon lavoro’. Ho 50 anni. Sono più verso la fine che all’inizio. Quello che dobbiamo guardare è più che altro i giovani che crescono nella squadra, portano prestazioni e lavorano sodo.”
Sulla RB21: “abbiamo ridotto il potenziale complessivo della vettura per migliorarne la guidabilità”
La RB21 che è scesa in pista in Bahrain la scorsa settimana si è mostrata al pubblico in forme per certi versi simili alla sorella che l’ha preceduta. Al primo giorno di test il team principal Christian Horner aveva però sottolineato come le modifiche maggiori fossero ‘sottopelle’; inoltre nell’ultima giornata di test sono state introdotte alcune novità sulla vettura. Pierre Wachè ha spiegato quale sia stata chiave di volta del lavoro dei suoi tecnici. “Quello che abbiamo fatto quest’anno è stato forse ridurre il potenziale complessivo della vettura, il suo picco, ma offrendo al pilota un modo più semplice di utilizzarla: questo era il nostro scopo principale, soprattutto in ingresso in curva.” Un’esigenza dimostrata dal fatto che persino Max Verstappen, un pilota dalla spiccata sensibilità alla guida, ha faticato sul lavoro di messa a punto della monoposto. “L’anno scorso avevamo una macchina piuttosto difficile e, per riequilibrarla, ti metteva alle strette in termini di cosa si potesse fare sul setup,” ha aggiunto Wachè, che ha raccontato di aver già avuto dei riscontri positivi in questi termini. “Ora ci sta dando una gamma più ampia di configurazioni che dobbiamo esplorare. Ci vorrà del tempo per vedere quale sia il miglior compromesso, e il compromesso potrebbe essere molto diverso da pista a pista, perché c’è molta più libertà.”