Tra i delusi di Zandvoort rimangono esenti solamente Max Verstappen e Fernando Alonso, per il resto chiunque – tra team e piloti – hanno dei rimpianti. Ferrari ha faticato anche più del previsto in termini di prestazione, raccogliendo comunque un buon bottino con Carlos Sainz, autore di un fine settimana praticamente perfetto. Chi invece ha performato meglio della Rossa ma ha raccolto molto meno del previsto, sono Mclaren e soprattutto Mercedes. Il team di Woking sperava, dopo la sosta, di poter ricominciare il campionato di Formula 1 con un alto livello di prestazioni dato il layout da alto carico del Gp di Olanda, che poteva sposarsi bene con le caratteristiche della MCL60. Cosi è stato sin dal venerdì, confermato anche dalla seconda posizione di Lando Norris in qualifica. Tuttavia, i punti si fanno la domenica.
In gara le strategie hanno fatto la differenza: lì McLaren e Mercedes hanno perso la sfida con Carlos Sainz e la Ferrari
In termini di passo, la MCL60 e la W14 erano nettamente più veloci della SF-23, che come potenziale poteva giocarsela solo con Alpine e Williams in questo complicato appuntamento di rientro dalla sosta estiva. Un circuito da alto carico, accoppiato ad un meteo incerto, potevano essere gli ingredienti perfetti per permettere a Lando Norris ed Oscar Piastri di provare ad inseguire un weekend di alto livello, magari impensierendo la Red Bull di Checo Perez per il secondo gradino del podio. Il risultato invece è stato estremamente deludente rispetto alle attese e l’inizio stesso del weekend.
In qualifica, Lando Norris ha mostrato il buon feeling della MCL60 con il tracciato olandese, mettendo la vettura dietro solamente ad un inarrestabile Max Verstappen, in piena luna di miele con la sua RB19 dalla quale riesce ad estrapolare fino all’ultimo millesimo di prestazione ad ogni fine settimana di gara. Oscar Piastri invece ha peccato nell’ultimo giro di Q3, partendo più indietro rispetto a quello che era il potenziale della MCL60 mostrato dal suo compagno di squadra. Alla domenica invece a rovinare i piani è stato il caos portato dalla pioggia e le strategie. Ad inizio gara ci sono stati momenti concitanti dove si è praticamente deciso il gran premio. Mentre Carlos Sainz e il suo box hanno effettuato le giuste chiamate, Lando Norris si è ritrovato a ‘litigare’ con il suo ingegnere di pista.
A Zandvoort, così come a Silverstone, l’inglese era assistito da Jose Manuel Lopez, normalmente ingegnere addetto alla perfomance nel suo lato box, che ha sostituito Will Joseph, ingegnere di pista di Norris, nella normale rotazione che effettua McLaren per il suo staff. Il rapporto non è lo stesso con entrambi, e questo si è visto, nel momento in cui Norris ha chiesto subito di rientrare ma Lopez, che ne ha diritto, gli ha chiesto di rimanere fuori fin quando riusciva a tenere in pista la vettura. Al terzo giro oramai era troppo tardi per rientrare, ma il battibecco è continuato con Lopez che riportava a Norris di essere “più veloce di coloro che montano le Intermedie”, tuttavia, Norris ha deciso di rientrare, rispondendo anche in modo brusco al suo ingegnere, chiamando l’ingresso ai Box e il successivo Pit. Momenti di nervosismo, che però posso capitare in questi momenti così concitati.
“Non voglio commentare o aggiungere nulla perché non sono bravo in queste cose e finirei solo sui titoli di giornali” ha detto nel post gara il pilota inglese della McLaren. Nulla che non si è già visto in Formula 1. Il problema è che questo ritardo nel fare il pit stop ha messo Norris dalle posizioni di vertice alle ultime della griglia, rovinando la sua gara. Con Oscar Piastri invece si è andati anche oltre, provando una strategia ancor più estrema, ossia rimanendo fuori con le Soft anche in quei momenti dove l’utilizzo delle Inter era necessario, perdendo ulteriore tempo. Come successo con Mercedes infatti, che ha perso tempo su Perez (e Sainz), chi ha eseguito il pit stop in anticipo ha girato con tempi più veloci anche di 20 secondi, creando un gap colmato solo dalla Safety Car. “In quei momenti bisogna scommettere e rientrare, ma è facile quando non hai nulla da perdere” ha commentato Andrea Stella. “Abbiamo esitato e ritardato la sosta di un giro con Lando ed abbiamo perso tanto tempo” ha concluso l’ingegnere italiano, ammettendo l’errore dei suoi.
La nuova ala posteriore è stata provata da Oscar Piastri ma la McLaren ha scelto di non utilizzarla a Zandvoort
A Zandvoort ha fatto il suo debutto una nuova beam wing e soprattutto una nuova ala posteriore, con elementi dal diverso design e un endplate tagliato nella parte alta, che segue un pò la moda degli ultimi aggiornamenti da parte di molte squadre. Una specifica sempre valutata da medio-alto/alto carico, in base al settaggio, che doveva assicurare una migliore efficienza complessiva, eliminando della resistenza all’avanzamento, rinunciando a del carico prodotto dai vari elementi. I dati in possesso del team papaya, raccolti solo con Oscar Piastri durante le due sessioni del venerdì mentre Norris ha utilizzato la vecchia specifica da alto/altissimo carico, mostrano che il lavoro svolto a Woking aveva dato dei risvolti positivi.
La nuova ala non è quindi stata bocciata, ma la scelta di non usarla per il resto del weekend è stata dettata principalmente dalle previsioni meteo e dal fatto che Mclaren pensava fosse globalmente migliore per il proseguo dell’appuntamento. In qualifica ha pagato, ma in gara, a causa principalmente di strategie errate da parte del team, quella resistenza aggiuntiva, ha reso la vettura di Norris e Piastri una delle più lente in rettilineo, finendo per complicare la vita nei sorpassi. La squadra puntava a non rimanere imbottigliata nel traffico nelle retrovie, per gran parte del GP, senza nemmeno l’uso del DRS, come poi successo in gara. A posteriori si potrebbe pensare che Mclaren abbia fatto, dopo Spa, un’altra scelta sbagliata in termini di configurazione, tuttavia, proprio in confronto al GP del Belgio, hanno pesato maggiormente e negativamente le scelte ai muretti, rispetto ad una configurazione aerodinamica che avrebbe permesso comunque a Norris di salire sul gradino più basso del podio, secondo Andrea Stella.
Autori: Piergiuseppe Donadoni & Paolo D’Alessandro