Aston Martin ha iniziato ufficialmente la propria campagna Hypercar nel WEC e in IMSA presentando la Valkyrie LMh e definendo le line-up che gareggeranno nel Mondiale Endurance e in America. Il marchio inglese ha affidato il progetto a Heart of Racing, team di Seattle diretto da Ian James, che preparerà due Valkyrie per il WEC e una per l’IMSA, oltre a proseguire l’impegno con una GT3 nel Mondiale.
WEC, LE MANS E IMSA: GLI OBIETTIVI DI ASTON MARTIN
Finalmente Aston Martin ha presentato l’attesissima Valkyrie al mondo delle corse, lasciando sicuramente un bel sorriso stampato sui volti degli appassionati tanto per le forme quanto per la tecnica. Il lancio della nuova LMh è avvenuto nella nottata italiana e, come scritto in apertura, ha riguardato sia il WEC che l’IMSA, per un totale di tre equipaggi appena confermati.
Per quanto concerne il Mondiale Aston Martin e Heart of Racing schiereranno due Valkyrie in tonalità verde, la #007 (chiaro riferimento a James Bond) guidata dalla coppia Harry Tincknell/Tom Gamble e la #009 affidata al tre volte campione GTE Marco Sørensen e ad Alex Riberas, entrato nel team nel 2020. Il marchio inglese ha pertanto deciso di affidarsi a due punte per il campionato, ma in vista di Le Mans ha previsto il coinvolgimento di Ross Gunn sulla #007 e di Roman de Angelis sulla #009, aggiungendo un pilota a vettura.
Gunn e de Angelis non arriveranno alla 24 ore privi di esperienza sul campo, siccome a loro spetterà il compito di gareggiare nell’IMSA con la Valkyrie LMh #23 in livrea blu. L’esordio nel WEC è previsto a fine febbraio in Qatar, prima nel test prologo (21-22) e poi nella gara vera e propria, in programma venerdì 28 febbraio. Quanto all’IMSA, invece, Aston Martin ha nel mirino la 12 Ore di Sebring (12-15 marzo) per iniziare il proprio cammino anche sul suolo nordamericano. Per di più, la Valkyrie sarà la prima LMh a correre negli Stati Uniti dall’inizio della convergenza IMSA/ACO.
LA GENESI DELLA VALKYRIE
Il grande ritorno di Aston Martin nella classe regina dell’universo endurance non può che inserirsi tra i temi più importanti della nuova stagione, anche e soprattutto a livello tecnico. La Valkyrie, infatti, non è una macchina del tutto nuova, anzi, i primi concept risalgono al biennio 2016-2017. Tuttavia, vedendo una sempre maggiore crescita dell’interesse nei confronti dell’endurance, Aston Martin Racing ha deciso di avallare il progetto, che porta la firma di Adrian Newey e, in parte, di Red Bull Racing, con cui il celebre costruttore britannico ha collaborato per la realizzazione e lo sviluppo della versione stradale. L’influenza del genio Newey si nota nitidamente dalle linee futuristiche e all’avanguardia del progetto da cui la LMh è stata creata, estremizzando quell’efficienza tanto ricercata specialmente nelle corse di durata, dove velocità e gestione vanno di pari passo.
Molte sono state le modifiche attuate per adattarsi ai regolamenti, ma la scelta più singolare si ritrova nella rimozione di quel sistema ibrido che nella specifica base porta la potenza a 1100 cv. Il reparto corse di Aston Martin, in accordo con Heart of Racing, ha quindi deciso di eliminare il motore elettrico anteriore, mettendo al centro il V12 Cosworth da 6,5 litri e aspirazione naturale. Un’unità in controtendenza rispetto ai marchi avversari e al percorso intrapreso dall’automotive.
Una sfida dall’alto coefficiente di difficoltà non solo per Aston Martin, ma anche per WEC e IMSA, che dovranno inserire nell’algoritmo del Balance of Performance una nuova variabile, distaccata dalle LMh/LMDh ibride che hanno corso fino ad ora. Stando al regolamento la potenza massima raggiungibile da un’unità tocca quota 680 cv, al netto dei valori del BoP, pertanto sarà interessante capire come lavoreranno gli organizzatori per evitare grandi scompensi nelle piste di tutto il mondo.
IAN JAMES: “ORGOGLIOSI DI QUANTO FATTO”
Come dichiarato da Ian James, team manager, la Valkyrie ha accumulato almeno 15,000 km di test tra Europa, Stati Uniti e Medio Oriente, saltando la 24 Ore di Daytona – primo round dell’IMSA – allo scopo di affinare la propria Hypercar: “si può sempre fare meglio, ma non potrei essere più felice di come abbiamo integrato il tutto e dell’affidabilità dimostrata. È un onore per chiunque abbia lavorato a questo progetto, riportando Aston Martin in top class con una delle macchine definite tra le più belle al mondo, l’unica che abbia un vero collegamento ad un prodotto stradale.”
Alle parole di James sono seguite quelle di Adrian Hallmark, CEO di Aston Martin Lagonda: “ritornare a lottare per la vittoria assoluta della 24 Ore di Le Mans è al centro dei nostri valori e segna un punto chiave della nostra storia. La Valkyrie incorpora tutta la nostra etica sportiva nell’endurance, capace di definire il marchio per più di un secolo.”
Aston Martin a Le Mans ha costruito una storia fatta di vittorie, come quella del 1959 con la DBR1 di Carrol Shelby e Roy Salvadori, ma anche di delusioni, tra le quali citiamo la fallimentare AMR-One LMP1 del 2011, l’ultimo prototipo in corsa nella classe regina della 24 Ore francese prima della Valkyrie. Nel mezzo, però, il brand ha ottenuto tanti successi tra le GT, trionfando nel 2007 e nel 2008 con la mitica DBR9 GT1. Successivamente, Aston Martin ha vinto con le Vantage GTE-Pro nel 2014, 2017 e 2020. A proposito di GT, ricordiamo che proprio Aston Martin-Heart of Racing ha confermato l’impegno in LMGT3. La Vantage #27 sarà guidata dal vincitore della 24 ore di Spa Mattia Drudi, Zacharie Robichon e dallo stesso Ian James.