Porsche Penske Motorsport si ripete nella 24 Ore di Daytona conquistando la 63esima edizione con la 963 #7 di Felipe Nasr, Nick Tandy e Laurens Vanthoor, trio che regala a Weissach ed al team di Roger Penske un’altra immensa gioia. Gli sforzi di Tom Blomqvist nel finale non sono bastati, con l’Acura-Meyer Shank #60 al secondo posto davanti alla Porsche Penske #6 di Estre, Campbell e Jaminet, scalzati dalla piazza d’onore negli ultimi minuti. In LMP2 Tower Motorsports ha approfittato del contatto tra il team ERA e PR1 Mathiasen arpionando il successo di classe. Tra le GT3 hanno trionfato le americane, in GTD Pro con il primo sigillo della nuova Mustang e in GTD con la Corvette di AWA. Niente sorrisi in Lamborghini: la SC63 LMDh non ha superato nemmeno la prima ora di gara, ritirandosi per un problema al sistema di raffreddamento.
GTP: PORSCHE RAGGIUNGE QUOTA 20
Al calare della bandiera a scacchi ed al completarsi del 781° giro di gara Felipe Nasr, Nick Tandy e Laurens Vanthoor hanno ottenuto la vittoria nella 24 Ore di Daytona 2025, bissando il sigillo targato Porsche Penske dell’anno scorso. Un’affermazione, la 20esima per Porsche a Daytona, arrivata al termine di una corsa approcciata con calma, scalando la classifica ed imponendosi in prossimità della notte. Le 963 del team Penske, infatti, hanno condotto la gara per tutta la fase notturna, dando poco spazio agli avversari grazie ad un ritmo regolare e mai intaccato da problemi tecnici. Per Nasr è la terza affermazione assoluta a Daytona, la seconda consecutiva in GTP, mentre Laurens Vanthoor festeggia il primo successo. Nick Tandy, invece, è appena diventato il primo pilota nella storia a vincere nelle classifiche assolute delle 24 ore di Le Mans (2015), Nurburgring (2018), Spa (2020) e Daytona.
Il confronto tra i due equipaggi Porsche Penske si è risolto a soli venti minuti dalla fine, quando Felipe Nasr ha scavalcato Matt Campbell prima della Le Mans Chicane, sorpasso dopo il quale Campbell ha sofferto anche il rientro dell’Acura-Meyer Shank di Tom Blomqvist. Lo svedese, accompagnato da Colin Braun, Scott Dixon e Felix Rosenqvist, ha successivamente passato la Porsche Penske #6, impedendo al marchio di Weissach di siglare una doppietta che sembrava alquanto alla portata.
BMW MANCA IL COLPO, DELUSIONE CADILLAC
Occasione mancata per BMW ed il Rahal Letterman Lanigan Racing, in lizza per la vittoria con la #24 di Dries Vanthoor, Raffaele Marciello, Kevin Magnussen e Phillip Eng fino a quando proprio Vanthoor ha tamponato la Porsche di Campbell, danneggiando la carrozzeria e rientrando ai box per le riparazioni. Peraltro, ancor prima del contatto il belga ha sofferto dei vistosi e ambigui saltellamenti che hanno reso via via più complicata la guida. Per questi motivi BMW, già colpita da problemi e penalità alla #25, si è dovuta accontentare del quarto posto con la #24, precedendo di venti secondi la prima Cadillac in classifica, la #10 preparata da Wayne Taylor Racing.
Filipe Albuquerque, Will Stevens, Brendon Hartley e Ricky Taylor hanno fatto il possibile per tenere alto il nome di Cadillac, “gambizzata” prima dal violento incidente di Louis Deletraz (WTR #40) in curva 1 e poi dal collasso della sospensione sulla #31 di Whelen Engineering, guidata in quel momento a più di 300 km/h da Vesti. Nell’ultimo stint, quindi, Albuquerque ha cercato di massimizzare il risultato, piegando di 5 secondi la Porsche JDC Miller guidata nella fase finale da Gianmaria Bruni, sesto in compagnia di Wehrlein, Aron e van der Helm.
Decisamente peggio è andata all’altra Porsche 963 clienti, la #5 di Proton Competition, ritiratasi nella notte per via di un danno alla sospensione, un destino condiviso con molte auto in questa edizione. Anche l’Acura-Meyer Shank #93, ad esempio, ha perso molto tempo poco dopo il tramonto per un danno alla posteriore sinistra, proprio mentre in macchina si trovava Alex Palou. Nessuna speranza anche per Lamborghini, che ha alzato bandiera bianca dopo soli 60 minuti a causa di un’avaria al sistema di raffreddamento, problema che ha portato Mirko Bortolotti ai box e, poco dopo, la Squadra Corse ad annunciare il ritiro.
LMP2: TOWER REGOLA TUTTI, MASSA A PODIO
Come da tradizione la LMP2 ha offerto un finale sorprendente: a poche miglia dal traguardo l’Oreca di Paul Loup Chatin, pilota ERA Motorsports, è stata toccata da Mathias Beche, portacolori PR1 Mathiasen Motorsports. Chatin ha così perso tutto il vantaggio guadagnato e, di conseguenza, sia la prima posizione che il podio. Ne ha approfittato Tower Motorsports, in grado di vincere la corsa con Sebastien Bourdais, Job van Uitert, Sebastian Alvarez e John Farano, equipaggio che ha rifilato più di 40 secondi alla United Autosports USA #22.
Un trionfo che ha dell’incredibile considerando che Bourdais sia stato coinvolto nella carambola scatenata da Deletraz in curva 1. Difatti, dopo aver sbattuto contro il muro esterno, la Cadillac #40 ha ripreso la via della pista, tornando in traiettoria e venendo colpita da ben tre LMP2: la #2 di United Autosports USA, la #73 di Pratt Miller e proprio la #8 del team Tower, che però ha sofferto meno danni rispetto alle prime due.
Tornando ai risultati, gran podio per Felipe Massa, a supporto del team Riley e coadiuvato da Joshua Burdon, Felipe Fraga e Gar Robinson, tutti saliti sul terzo gradino. Amarezza cristallina per AO Racing, in testa sino a quando “Spike il drago” (soprannome dovuto alla livrea) ha preso la via dei box per una difficoltà tecnica. Infelice anche l’epilogo per AF Corse, fuori dalla contesa a due ore dalla chiusura della gara mentre viaggiava al primo posto.
GTD-PRO: LA PRIMA DELLA FORD MUSTANG È SPECIALE
Anche le classi GT hanno offerto spettacolo a Daytona, specialmente nell’ultima porzione. Nonostante i continui attacchi di Corvette e BMW, Ford Multimatic ha portato a casa il primo successo della Mustang GT3, primeggiando con Dennis Olsen, Frederic Vervisch e Chris Mies. L’ovale blu è così tornato in Victory Lane a Daytona a sette anni di distanza dall’ultimo acuto con la Ford GT. Al successo di classe è seguito il terzo posto della #64 di Cindric/Priaulx/Rockenfeller, giunta sul traguardo a tre secondi dalla Corvette #3 di Juncadella/Sims/Garcia. Pirotecnici gli ultimi giri, resi ancor più infuocati dai giochi di squadra BMW-Paul Miller e dalla speronata di Nico Varrone (Corvette #4) nei confronti di Kelvin van der Linde, finito in testacoda al volante della M4 #1.
BMW VS CORVETTE: DUELLO OLTRE I LIMITI
Speranze di vittoria infrante per la casa bavarese, già rimasta con una sola auto in lotta dopo l’incidente occorso alla #48, in testa prima di essere coinvolta nel groviglio provocato da Deletraz. In quel momento Hesse ha decelerato ed è stato toccato dalla Lamborghini-Pfaff di Pepper. Il risultato? Ritiro per la Huracan e addio sogni di gloria per la BMW #48.
La stessa macchina è stata però protagonista nell’ultimo atto della corsa. Farfus, ormai doppiato, ha provato a rallentare la Corvette #4, favorendo la BMW gemella. Tuttavia, le cose non sono andate per il meglio e a rimetterci è stata la Chevy di Tommy Milner, che non ha esitato a “mandare un segnale” al brasiliano, successivamente penalizzato per ostruzione.
Dopodiché, si è arrivati alla brusca tamponata di Varrone sulla BMW di van der Linde, con l’argentino di casa Chevrolet che ha rimediato un drive-through che ha spostato la squadra al settimo posto, proprio alle spalle della Ferrari DragonSpeed di Thomas Neubauer, Miguel Molina, Davide Rigon e Albert Costa. DragonSpeed ha dato il 100% per restare costantemente nel giro del leader, riuscendo nell’intento senza però trovare il modo di avvicinare il podio all’esordio della collaborazione con Risi.
Tra le squadre deluse inseriamo AO Racing, costretta ai box per sostituire il paraurti anteriore danneggiato nell’ultimo stint. Tanto dispiacere anche per Trackhouse by TF Sport, che ha visto sfuggire un ottimo risultato quando Connor Zilisch, giovane talento della NASCAR, ha perso il controllo nella prima curva a pochi passi dalla fine.
GTD: AWA E CORVETTE SI IMPONGONO A DAYTONA
Come accennato in apertura, gli Stati Uniti non possono che festeggiare guardando ai risultati nelle due classi GT3. Al sigillo Ford in GTD-Pro, infatti, gli States hanno aggiunto quello di Corvette in GTD, categoria nella quale AWA ha finalmente raggiunto il gradino più alto del podio dopo un 2024 costellato da alti e bassi. Kirchhofer, Kern, Fidani e Bell hanno costruito il successo nell’arco delle 24 ore, con Bell stesso capace di agguantare la testa nella fase più importante.
L’americano classe 1985 ha avuto la meglio su Mattia Drudi (Aston Martin Heart of Racing #27) superando il sempre velocissimo riminese in curva 7. Bell ha così restituito il favore al vincitore dell’ultima 24 ore di Spa, che qualche minuto prima aveva arpionato il comando pizzicando il posteriore della Chevy di Bell all’altezza della prima curva. Perso il primo posto, Drudi ha subito anche il sorpasso della Porsche-Wright #120 (partita dalla Pole) di Edgar Skeer, salito in seconda posizione approfittando di alcune delicate fasi di doppiaggio da parte dei prototipi.
Ferrari ha piazzato la miglior 296 al settimo posto, guadagnato dalla AF Corse #50 di Conrad Laursen, Arthur Leclerc, Riccardo Agostini e Custodio Toledo, mentre la Triarsi #021 di Calado/Skeen/McAleer/Monk ha completato la corsa in undicesima piazza sebbene non abbia raggiunto la bandiera a scacchi, precedendo per di più la Conquest #34 affidata ad Altoè/Sbirrazzuoli/Serra/Franco. Ritiro per Triarsi #023, AF Corse #21, Inception #70 (in testa per qualche giro) e, infine, anche per Cetilar Racing, la cui corsa si è arrestata al giro 336.
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