Con il nuovo regolamento sportivo ormai ufficiale – e con esso le tante nuove sanzioni inasprite rispetto al passato – la linea dura promossa dalla FIA ha sollevato più di una polemica. Tra multe da 120.000 euro e censure politiche, c’è però chi ritiene che una Federazione dal “pugno di ferro” come quella modellata dal Presidente Mohammed Ben Sulayem sia l’unica soluzione per questa Formula Uno. È il caso di Peter Bayer, CEO della Racing Bulls con un trascorso nella FIA.
FIA forte: sì, ma a che prezzo?
“Sono convinto che i team abbiamo bisogno di una FIA forte – spiega l’ex segretario della Federazione Peter Bayer a RacingNews365 – “la F.1 è un business davvero spietato e se non abbiamo un’entità neutrale che resti al di fuori dei conflitti tra le scuderie allora gestirlo diventa davvero complicato”. Il pensiero controcorrente di Bayer si giustifica, a suo dire, nell’evitare che “la Formula Uno diventi un incontro di wrestling”. Per farlo, “è importante che la FIA nomini persone valide e intraprenda un percorso solido, fondato su affidabilità e stabilità”.
Certo, parlare di stabilità dopo la recente gestione Ben Sulayem è scelta ardita, tant’è che l’austriaco della Racing Bulls ha poi corretto il tiro. “Vorrei una Federazione simile a quella modellata assieme a Jean Todt – ha spiegato ricordando gli anni trascorsi in FIA – assieme avevamo costruito una solida base fondata su continuità, stabilità, sviluppo delle relazioni e trasparenza. È esattamente questo quello che vorremmo oggi”. Un pensiero nobile, che tuttavia si scontra con le crescenti tensioni che stanno allontanando sempre più le posizioni di piloti e organo di controllo del campionato. La gestione sportiva degli ultimi mondiali, le tante uscite illustri e la mancata collaborazione con i protagonisti in pista rischia di indebolire la FIA a tal punto che la F.1 potrebbe pensare di intervenire, minacciando una clamorosa uscita dall’orbita della Federazione.