La pressione ti schiaccia, è la tua settima stagione di formula uno, finalmente hai la macchina per vincere, tutti gli occhi son su di te e ogni tuo errore sarà considerato imperdonabile. Sei al quinto appuntamento stagionale, dopo un avvio da sogno quel compagno di squadra che poteva sembrare uno scudiero d’accompagnamento al titolo si sta rivelando una spina nel fianco sempre più pungente. Sei leader del mondiale ma fioccano gli errori e il tuo vantaggio si è ridotto a pochissimi punti, sai che la stagione è lunga ma quell’australiano all’apparenza innocuo sta iniziando a tamburellarti in testa tanto quanto le critiche che continuano a piovere su di te. Dopo tre sessioni di prove libere giocate sui millesimi con lui arrivano le qualifiche, arriva il momento di scacciare quei fantasmi e silenziare le critiche. Arrivi in Q3, devi mettere insieme il giro, i muri sono vicinissimi, non sono concessi errori. Parte il tuo giro, sbagli curva uno, sul display il ritardo dal tuo miglior tempo aumenta, arrivi a curva tre dove devi essere concentrato, chirurgico, freddo e lucido, perdi completamente il punto di corda, ti salgono le pulsazioni a mille, barriere. L’adrenalina fa spazio alla delusione, all’angoscia e alla frustrazione, in quel momento nel casco di Lando Norris passa di tutto, esci dall’abitacolo fai un sospiro e ti prepari ad affrontare dinamiche che ormai conosci bene, provi a farti forza, a rialzarti ancora una volta ma questi errori sono macigni che pesano sempre di più.
Lando Norris approda in F1 nel 2019 insieme a quel filone di piloti che adesso insieme a lui rappresentano i volti della massima serie. Così come i vari Verstappen, Leclerc e Russell anche Norris viene fin da subito identificato come un giovane fuoriclasse pronto a stravolgere gli schemi della Formula Uno, una pressione non da poco per un ventenne che tra l’altro è stato fin da subito messo sul sedile di un top team come la McLaren a differenza dei colleghi che hanno affrontato un percorso più graduale. Nonostante l’enorme pressione da gestire, il ricordo che abbiamo del Lando Norris esordiente è quello di un pilota veloce e solido, e soprattutto quello di un ragazzo solare con la spensieratezza di chi insegue un sogno. Sicuramente la sua crescita è stata favorita da un inizio carriera poco sotto i riflettori con una vettura non a livello, insomma un ambiente in cui gli errori sono ammessi e gli exploit vengono esaltati. Anche la convivenza con l’ex compagno di squadra Sainz è stata fondamentale nella formazione di Norris, una rivalità costante, stimolante e sana con un pilota veloce e solido è stata sicuramente un tassello importante per Norris nel capire come gestire le dinamiche interne di un team e la pressione del confronto col compagno di squadra. Tutte le fasi d’apprendimento affrontate da Lando Norris l’hanno portato a farsi trovare pronto una volta che la macchina sarebbe stata competitiva, quel momento è arrivato ma nonostante questo divampano in modo direttamente proporzionale le critiche su di lui e gli elogi sul compagno di squadra Oscar Piastri…
Bisogna tornare indietro di un anno per capire le difficoltà di guida ed emotive di Lando Norris. Nella stagione 2024 il classe 99 ha avuto per la prima volta in carriera una vettura valevole il titolo mondiale, ma lui non si è rilevato all’altezza della macchina e di un duello con Max Verstappen che ha messo più volta in luce le sue lacune. Sono stati innumerevoli le partenze sbagliate, i duelli corpo a corpo persi e gli errori individuali. Emblematica è stata la gara di Singapore che ha messo in luce tutto il suo talento ma anche tutta la sua inconsistenza, un dominio tecnico spaventoso che ha rischiato di infrangersi nelle barriere a più riprese, picchi di talento e velocità conditi con momenti di blackout. Sicuramente imputargli un mancato mondiale sarebbe un giudizio severo per chi ha dovuto confrontarsi con un tre volte campione del mondo con una consapevolezza ben consolidata, ma è lecito aspettarsi che adesso che sia arrivata la definitiva consacrazione e maturazione. La gara in Australia condizionata da un meteo ballerino gestita splendidamente da Norris sembrava poter essere una rampa di lancio per una stagione da numero uno indiscusso, ma i fantasmi del passato hanno bussato nuovamente alla porta numero 4. Nei successivi quattro appuntamenti Norris non ha più vinto, e ancora più dei mancati successi pesano le sue dichiarazioni con cui continua a colpevolizzarsi recriminandosi di non essere all’altezza della macchina che guida. Cupo, triste, assente sono gli aggettivi che sembrano rispecchiare meglio il suo stato d’animo, la sensazione è che l’ultimo scalino che manca da salire sia proprio quello di ritrovare la serenità, la spensieratezza ed il sorriso con cui aveva varcato la soglia del paddock la prima volta.
Se sicuramente l’anno scorso Norris poteva permettersi di esser da meno nel confronto con un tre volte campione del mondo in una macchina diversa, quest’anno la pressione è tutta interna. La vera sfida è nel box accanto, dove Oscar Piastri non ha nulla da perdere e tutto da dimostrare. Il talento dell’australiano non è più una sorpresa, e gara dopo gara il confronto si fa più serrato. Se nel 2024 la narrativa era quella dell’apprendista che osserva, oggi si parla di un rivale diretto, metodico e affilato, capace di colpire proprio dove Norris è più vulnerabile: nella continuità. Da una parte il talento, la velocità e l’emotività dall’altra la solidità, la costanza e la freddezza e spesso la formula uno premia le caratteristiche appena elencate. Già l’anno scorso nel Gp di Baku Piastri aveva fatto parlare di sé , ora quei primi bagliori di un campioncino che si affacciava al mondo dei grandi si stanno trasformando in una realtà sempre più consolidata, che oltre a spaventare Norris mette in una situazione spinosa il team Mclaren. La F1 insegna che due galli nello stesso pollaio difficilmente coesistono. Sebbene non ci siano mai stati momenti di tensione tra i due, il passato insegna che quando c’è in ballo il titolo non ci siano santi che tengano e potrebbe essere solo questione di tempo prima che saltino gli schemi. La gestione dei due piloti papaya potrebbe rivelarsi comunque semplice finché la MCL39 spinge così più forte degli altri, ma se gli avversari dovessero avvicinarsi una rivalità interna sarebbe dannosa e potrebbe compromettere il titolo mondiale. Proprio la McLaren fu coinvolta in una dinamica simile quando c’erano Hamilton e Alonso compagni di squadra, alla fine il mondiale andò a Raikkonen. Andrea Stella, dopo aver sfornato un missile da Woking, ha ora il compito di gestire questa situazione calda che potrebbe scottare ancora di più qualora si dovesse scegliere un leader nel box. Le due punte della McLaren per ora non si sono mai pestate i piedi, ma l’unione di intenti che ha regalato il mondiale costruttori 2024 potrebbe durare ancora per poco. Norris è stato il primo a lanciare una piccola provocazione verso l’Australiano nel post qualifiche del Bahrain: “Penso che Oscar doppierà tutti, credo che cercherò di arrivare secondo”, una dichiarazione innocua all’apparenza, ma che se letta tra le righe potrebbe apparire come un tentativo di mettere pressione su un ragazzo che la pressione sembra non saper cosa sia. A inizio anno scorso la fascia da capitano la indossava Lando Norris ora non ci sono gerarchie e soprattutto numeri uno.
Un altro punto debole del Britannico sembra essere l’incapacità di sostenere la pressione di avere la macchina migliore. Norris sembra aver intrapreso una guerra con i media che però appare più come una battaglia con sé stesso. Spesso Norris si trasforma in un classico allenatore di una squadra calcistica che puntualmente va ai microfoni minimizzando i mezzi a disposizione ed evidenziando le qualità dei rivali o le difficoltà presentate dal percorso con l’obbiettivo di far passare i propri successi come un qualcosa di non scontato e non dovuto. Norris ha più volte minimizzato le qualità dell’astronave che ha la possibilità di guidare spostando l’attenzione sui punti di forza dei rivali seppur evidentemente in ritardo rispetto alla McLaren. Il suo compagno di squadra non ha mai fatto dichiarazioni di questo tipo, anzi ha più volte sottolineato il dominio tecnico papaya. Oltre che essere l’ennesima dimostrazione delle grandi differenze tra i due, è anche la prova di quanto Norris soffra la pressione del “dover vincere”.
Ora Norris ha perso il primato nella classifica mondiale e gli sta scivolando sempre più via la leadership interna al box. Il prossimo appuntamento è a Miami, terra di conquista l’anno scorso per Norris. Per quanto possa sembrare una visione fin troppo romantica e sentimentale la chiave di una possibile rinascita del britannico risiede proprio nel ritrovamento di quel sorriso per cui le persone si sono innamorate di lui. Quel sorriso tra l’altro Norris lo ha appeso tra le sue mura di casa sui poster del suo idolo Valentino Rossi, un modello perfetto del tipo di approccio a cui dovrebbe ambire Lando, una felicità quotidiana di chi ha realizzato il suo sogno, pura, totalizzante e distante dalle critiche, dalle rivalità e dalle pressioni che hanno reso quel ragazzino solare e fulmineo uno spettro ombroso che si aggira nel paddock alla ricerca di sé stesso.