IndyCar | Allerta ibrido? Tanti problemi al Thermal, anche per O’Ward

Matteo Pittaccio
31/03/2025

Sono passate undici gare da quando in IndyCar ha esordito il sistema ibrido, che continua a creare molti grattacapi a squadre e piloti. Nel fine settimana del Thermal Club ben cinque team hanno riscontrato numerose avarie tra prove libere e gara, problemi accentuati dalle alte temperature californiane. Con più di 30° atmosferici le componenti ibride hanno fatto fatica a raffreddarsi, nonostante l’aggiunta di un piccolo radiatore posizionato nella fiancata destra. Questo ha costretto alcuni piloti a non utilizzare la potenza extra fornita dall’ERS nel corso di una gara caratterizzata dall’assenza di neutralizzazioni.

O’WARD SENZA IBRIDO

In qualche caso il surriscaldamento dell’ERS è stato causato dalle scelte attuate dalle squadre stesse, come spiegato accuratamente da Marshall Pruett. Arrow McLaren, ad esempio, ha dato priorità alle prestazioni diminuendo l’uso dei blocchi posizionati nelle pance, pensando di aver trovato il corretto bilanciamento tra affidabilità e performance. Minore è il passaggio dell’aria nelle fiancate, maggiore è l’efficienza aerodinamica, con il rischio però di riscontrare temperature molto alte nelle giornate più calde. La scelta non ha pagato e Pato O’Ward ha corso circa metà gara senza ibrido proprio per via delle temperature, un problema che ha colpito anche Christian Lundgaard.

Il messicano, leader per 51 giri, ha comunque ammesso che in ogni caso non sarebbe riuscito a contenere Alex Palou, poiché la perdita sul giro si è attestata sui tre decimi. Tuttavia, sembra che anche le squadre più attrezzate stiano ancora prendendo confidenza con la tecnologia che ha debuttato in Ohio nel 2024, dovendo decidere se prediligere un setup più conservativo o puntare sulla prestazione, a scapito logicamente dell’affidabilità.

IndyCar | Allerta ibrido? Tanti problemi al Thermal, anche per O'Ward

Fonte: IndyCar – X

PREOCCUPAZIONE IN CASA CHEVROLET

Oltre a ciò, al Thermal è emerso un dato particolare: i problemi tecnici hanno colpito non solo Arrow McLaren, ma anche A. J. Foyt Racing, Ed Carpenter Racing, Prema ed il Team Penske, le cui difficoltà hanno avuto cause ed effetti di vario tipo. Il punto focale riguarda la motorizzazione, perché le formazioni appena citate sono tutte supportate da Chevrolet/Ilmor. Le squadre motorizzate Honda, infatti, non hanno ravvisato gravi criticità da parte dell’ibrido, aspetto sul quale il motorista americano dovrà sicuramente riflettere per evitare che la situazione si ripeta. Inoltre, gli otto piloti colpiti hanno avuto a che fare con guasti di natura diversa, alcuni più gravi ed altri meno.

McLaughlin, ad esempio, è stato costretto ai box durante il GP per un reset dovuto al fatto che la sua MGU sia entrata in modalità critica. Ed Carpenter Racing, invece, ha dovuto smontare per ben due volte l’auto di Christian Rasmussen nel corso delle prove, sessioni in cui anche Alexander Rossi ha segnalato dei guasti. L’ultimo della lista è stato Shwartzman, che ha perso l’ibrido nell’ultima parte della gara chiudendo un weekend iniziato con un problema tecnico nelle prime prove e proseguito con l’auto di riserva.

INDAGINI IN CORSO, LONG BEACH ESAME IMPORTANTE

In questo momento Chevrolet e Ilmor stanno diagnosticando le avarie occorse. È importante capire quanto la responsabilità dei malfunzionamenti sia da attribuire alla preparazione delle auto da parte dei team o, piuttosto, a qualche problema congenito nell’unione tra il motore termico Chevy ed il pacchetto elettrico fornito da MAHLE, Williams Engineering e XTrac. Tra il forte caldo ed una comprensione ancora complessa appare chiaro che l’ibrido in IndyCar stia aggiungendo molto stress alle squadre, specialmente quelle legate a General Motors. Per il prossimo round si rimane in California, spostandosi verso la costa di Long Beach, altro esame importante per capire come il motorista e le squadre possano collaborare per ottimizzare quel pacchetto ibrido criticato da alcuni Team Manager, Ed Carpenter in primis, dubbioso e sfavorevole nei confronti dell’utilizzo di questa tecnologia in IndyCar, nonché primo oppositore.

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