Dentro il forte pensiero di Vasseur: come sarebbe se … fosse la Ferrari?

Giu 25, 2025

Paolo D’Alessandro

In questi giorni abbiamo già avuto modo di analizzare le parole pronunciate da Frédéric Vasseur in sede di conferenza stampa in Canada, così come abbiamo commentato le notizie uscite prima del weekend di Montréal riguardanti Ferrari, ospitando anche Daniele Sparisci, del Corriere della Sera, nella nostra live su YouTube. Proviamo però anche a capire meglio quelle che sono state le sue parole, e fare un esercizio di immaginazione per mettere sul tavolo, tramite esempi concreti, ciò che Vasseur voleva – e probabilmente poteva fare con parole migliori – spiegare quando ha detto “Con questa mentalità non vinceremo mai un titolo mondiale”.

La pressione Ferrari, la mentalità dell’ambiente, il legame con la stampa e le differenze con gli altri team in Formula 1

La stagione 2025 della Scuderia Ferrari è fino a questo momento altamente deludente e l’uso del termine fallimentare non è nemmeno sbagliato. C’era una naturale ambizione di puntare ai mondiali visto come si era chiusa la stagione 2024, con Charles Leclerc che ha fatto più punti di tutti nella seconda parte della scorsa stagione. Quindi, non aver ancora vinto nemmeno una gara, avere un numero limitato di podi e non avere una vettura vincente, è un fallimento. Abbiamo già avuto modo di analizzare i problemi e siamo in attesa dei prossimi sviluppi che, prima della pausa estiva, dovranno decretare se gli ultimi mesi saranno di attesa per il progetto 2026 o se la Scuderia potrà ancora togliersi qualche soddisfazione. Progredire sarà essenziale, anche per non creare un avvicinamento al prossimo anno con un ambiente ancor più ‘tossico’ e polemico di com’è oggi.

Leclerc (Ferrari)

In ogni sport chiaramente, senza risultati, si viene messi in discussione. Ma la Formula 1 è un mondo a parte. Le cose non sono immediate e serve sempre tempo per costruire. Frédéric Vasseur è arrivato nel 2023 con una Scuderia ancora alla prese con le conseguenze della TD038 che ha azzoppato il progetto F1-75 ed ha in parte influito sulla monoposto successiva. Il progetto SF-23 era già completato ed ha avuto un inizio shockante, eppure Ferrari alla fine è riuscita a migliorare, tanto che si è contesa la seconda posizione nel Mondiale Costruttori fino all’ultimo. L’anno dopo poi con la SF-24 c’è stato un inizio positivo, un momento critico in Spagna ed infine la ripresa, contendendosi il titolo con McLaren fino ad Abu Dhabi. A conti fatti quindi Vasseur ha ottenuto un terzo posto, un secondo lottando per il Mondiale fino all’ultimo, ed oggi è ancora in lotta per il secondo.

Tempo! E’ forse questo il più grande nemico di Ferrari, ancor più degli altri team. Vasseur è messo sulla graticola e si parla di nuovo di cambiamenti; si mette in dubbio l’operato di Loic Serra come direttore tecnico, per una macchina che ha lo 0% del suo contributo nella versione ‘base’, quindi errata. L’anno scorso invece si è vista una SF-24 competitiva che poi è inciampata a Barcellona, con il ritorno del porpoising insieme agli aggiornamenti, e il disastro era assicurato. Dubbi sul team di lavoro, necessità di rafforzarsi, nomi messi in piazza per accuse e altri eletti a salvatori della patria da prendere. Eppure poi lo stesso team, da Monza in poi, ha reagito egregiamente. Vedremo cosa succederà quest’anno, ma sarebbe utile un capovolgimento dei fatti simile.

E qui iniziano le differenze che spiegano il concetto di Vasseur. Mercedes ha dominato l’era precedente, con mondiali contesi parzialmente solo nel 2017 e 2018 contro la Ferrari e poi fino all’ultimo nel 2021, perdendo in modo controverso il piloti contro Max Verstappen. Questo ha sicuramente fatto guadagnare credito alla squadra di Brackley. Ma se Mercedes fosse stata Ferrari, quali sarebbero state le reazioni al 2022? Toto Wolff e i suoi hanno richiamato ad un impegno più serio James Allison, separandosi da Mike Elliott e facendo passare questo cambiamento in modo molto tranquillo, quasi fosse normale, senza troppi veleni. Il 2023 e il 2024 poi sono continuati su un copione simile e il 2025 ha prodotto un piccolo passo avanti, ma ancora non è sufficiente a lottare per il mondiale. Eppure non ci sono scossoni, Toto Wolff è stabile (anche perché parzialmente proprietario del team, ed è giusto sottolineare), ma la squadra ha modo di lavorare senza pressioni che eccedono la normalità. E si fa quasi fatica a sapere nomi del personale oltre i capi reparto e le figure di spicco. Venendo al team cliente che sta ora dominando la scena: la McLaren. Lo switch è arrivato a Miami 2024, ma se fosse stata Ferrari, il gruppo attuale di lavoro sarebbe arrivato a quell’appuntamento?

La McLaren era partita con un potenziale che l’ha vista anche ultima in classifica. Con ritardo nello sviluppo invernale. Con problemi di correlazione. Con dei test invernali disastrosi per problemi ai freni. Andreas Seidl all’improvviso li ha lasciati a fine 2021 per sposare la causa Audi, eppure quello che probabilmente in Ferrari sarebbe stato un terremoto, è stato assorbito con successo da Zak Brown, piazzando gli uomini giusti al posto giusto e ‘comprando’ tempo, in attesa dei risultati. Andrea Stella sta egregiamente guidando il team, ma se fosse stato vestito di Rosso? Avrebbe avuto questo tempo per progredire lottando, senza nessuna pressione, per il quarto-quinto posto per più anni? Rob Marshall è ora una figura di riferimento nel paddock, ma è arrivata nel 2024. Un anno dopo si stanno vedendo alcune delle sue soluzioni. In Ferrari, giornalisticamente parlando, c’è chi ha bocciato e discute Loic Serra dopo 6 mesi, o aveva messo in discussione Dieto Tondi dopo Barcellona, divenuto poi ‘genio’ dopo Monza ed ora nuovamente tra gli imputati. Altri esempi possono essere una Red Bull che inizia il 2024 dominando in lungo e in largo e poi si perde clamorosamente, non ritrovando più il bandolo della matassa. In Italia si è creato un caso per l’aggiornamento sbagliato di Barcellona, figuriamoci una involuzione tecnica come quella della RB20. 

Ripetendo come l’attuale situazione sia chiaramente negativa, nessun team è nato ed ha vinto per diritto. C’è voluto tempo, pazienza, lavoro e continuità. Toto Wolff sta guidando il suo team ad un periodo di insuccessi senza pensare di rivoluzionare tutto, ma dando fiducia e tenendo la barca stabile, e nessuno chiede la testa del Capo Aerodinamico. Lecite e giuste le critiche e chiedersi come un team così vincente non riesca più a vincere, ma d’improvviso non è James Allison ad essere diventato un problema. Andrea Stella è ora giustamente elogiato, ma ha avuto due stagioni molto negative per poter costruire senza alcuna pressione o richiesta. Red Bull corre praticamente con una sola macchina ed ha affrontato un periodo di crisi tecnica, con i dubbi sul valore di Waché senza Newey, che però dubbi sono rimasti, senza andare oltre. La Ferrari sta lottando per il secondo posto ed è anche andata vicina ad un mondiale (2024). In tutto ciò passando anche per l’addio imprevisto del Direttore Tecnico, Enrico Cardile. Ferrari non può costruire, deve vincere a prescindere. Ma per vincere serve costruire, e di conseguenza serve tempo e continuità! Ancor di più per la Ferrari che si trova isolata, un qualcosa che nella F1 moderna si paga a caro prezzo. E se al posto di cambiare Ferrari, non cambiasse ciò che c’è intorno? Passando da una comunicazione più efficiente sicuramente, si potrebbe avere intorno un ambiente più sano e comprensivo, ma ci vorrebbe anche una dirigenza presente, consapevole del progetto pluriennale e forte da sostenerlo, dando stabilità ad una squadra che da anni segue lo stesso copione, con gli stessi risultati: 0 titoli mondiali in 17 anni. Forse è il caso di cambiare l’approccio, a partire dalla stampa, sempre e non solo inseguendo le visualizzazioni.

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