Tra i tanti motivi di interesse verso la nuova generazione di monoposto che esordirà in F1 nel prossimo anno, c’è quello relativo al lavoro di Adrian Newey con l’Aston Martin. Il geniale progettista britannico, le cui monoposto hanno vinto 14 titoli Piloti e 12 Costruttori, è stato ingaggiato da Lawrence Stroll con l’obiettivo di rendere la propria scuderia finalmente in grado di competere per il mondiale. I successi del passato non hanno affatto ridotto la voglia di primeggiare di Newey, come lui stesso ha confessato in una nuova intervista rilasciata al canale YouTube del team di Silverstone in cui non mancano interessanti retroscena.
Newey: “Parte della motivazione è la paura di fallire”
Nonostante un palmares che parla da solo circa le capacità di Newey, la paura di fallire davanti a una sfida così importante ricopre ancora un ruolo decisivo nell’approccio dell’ingegnere britannico: “Parte della motivazione è la paura di fallire – ha ammesso il quasi 67enne – Ho cercato di imparare a usarla in modo costruttivo, perché è la differenza tra troppa pressione, o una pressione mal gestita, che causa errori, e uno stato di concentrazione e visione a tunnel. Mia moglie, negli ultimi tre, quattro mesi, da quando sono entrato nel team, si lamenta del fatto che sono in una sorta di trance progettuale, e capisco cosa intende, che non vedo né a destra né a manca e che probabilmente non sono molto socievole“.

Questo stato psicologico non deve però allontanare da uno degli aspetti fondamentali del lavoro in questo momento, ossia l’aspetto collaborativo: “La mia limitata capacità di elaborazione è tutta concentrata sul compito da svolgere, viste le scadenze pressanti. Ma non è uno stato in cui rimanere a lungo, e tutto ciò suona anche piuttosto egoistico. In definitiva, è tutta una questione di team e di come lavoriamo insieme“.
La progettazione della monoposto 2026: il mix tra lavoro individuale e di gruppo
Newey è a capo di un numeroso gruppo di ingegneri e, come spiegato qualche settimana fa in un’altra intervista, la capacità di far comunicare e collaborare i vari gruppi è fondamentale: “Siamo un team di circa 300 ingegneri. La collaborazione è ovviamente l’aspetto più importante, e per molti versi più importante dei singoli talenti all’interno dell’organizzazione“.

In precedenza, Newey aveva spiegato che una riunione che si limita a un semplice scambio di informazioni tra gruppi di lavoro è da lui considerata una perdita di tempo. A riguardo ha aggiunto: “Al momento trascorro circa il 50% della mia giornata a lavorare con gli altri ingegneri, sia a livello individuale, riuniti attorno a una postazione CAD (progettazione assistita da computer, ndr), sia in riunioni. A essere sincero, preferisco la prima modalità, perché penso che le riunioni individuali siano spesso quelle in cui si possono fare brainstorming. Le riunioni importanti, se non si presta attenzione, si trasformano in semplici scambi di informazioni procedurali, senza che si arrivi a nuove idee, che è ovviamente la parte importante. Quindi abbiamo bisogno di un mix“.
Per le vetture 2026 è previsto un primo test in pista già a fine gennaio a Barcellona. La scadenza temporale così ravvicinata sta obbligando Newey a lavorare più tempo da solo rispetto a quanto vorrebbe: “Siamo sotto forte pressione per rispettare le scadenze e rilasciare i principali componenti della vettura, ovvero il cambio, seguito dal telaio, dalle sospensioni anteriori, dalle sospensioni posteriori, eccetera, in tempo per i test di gennaio. Probabilmente passo un po’ più tempo di quanto vorrei, circa il 50% del mio tempo, al tavolo da disegno o a studiare la CFD (fluidodinamica computazionale, ndr), i programmi di dinamica del veicolo, cercando di assicurarmi che stiamo elaborando un concept che soddisfi tutti. Non voglio mai che non ci sia il coinvolgimento e l’adesione di tutti“.

La capacità di creare la miglior affinità possibile tra gli ingegneri Aston Martin in vista del 2026 rimane però l’obiettivo principale per Newey, stanti le grandi incognite che ognuno ha in questo momento circa la competitività del proprio progetto: “La risposta onesta è che non ne ho assolutamente idea di che aspettative ho. Siamo in un periodo di trasformazione, come squadra siamo cresciuti rapidamente. Ora siamo in una fase di assestamento. Essendo cresciuti enormemente in termini numerici, ora dobbiamo stabilizzare tutti e farli lavorare bene insieme“.
Newey ha poi concluso così: “Non ho mai creduto nel dire ‘ora raggiungeremo questo o ora raggiungeremo quello’. Penso che la soddisfazione derivi dal lavorare insieme per andare avanti. Se riusciremo a raggiungere questo obiettivo nel 2026, sarà il primo passo“.



