“Tutto quel che poteva andare storto, è andato storto“. Max Verstappen non è tipo da giri di parole, e anche in Bahrain non si è nascosto nel commentare una prestazione definita “inaccettabile“ anche dal consulente di casa Red Bull, Helmut Marko. A Sakhir Max è tornato sulla terra, catapultato dalla gioia della vittoria giapponese alle difficoltà di una macchina “troppo complicata“ anche per lui. “Quello che mi preoccupa è il nostro passo“, ha spiegato Verstappen dopo una corsa dove il sorpasso per il sesto posto finale su Gasly resta l’unico lampo in una notte decisamente cupa per il team di Milton Keynes. E il campione del mondo non è l’unico ad essere preoccupato. Per quanto la vociferata discussione tra Helmut Marko e Raymond Vermeulen, manager dell’olandese, non si è mai verificata per come è stata scritta inizialmente, a seguito della corsa invece si è tenuta una riunione di poco meno di un’ora che ha coinvolto Christian Horner, il direttore tecnico Pierre Waché, l’ingegnere capo Paul Monaghan ed Helmut Marko.
Red Bull: cos’è cambiato rispetto a 12 mesi fa? Quella correlazione veramente mai ritrovata
Un anno fa la Red Bull lasciava Sakhir forte di una doppietta che fece respirare ai rivali l’aria di un nuovo dominio. In realtà all’interno del team erano già aperte le prime crepe, che hanno contribuito all’addio di Adrian Newey come alla successiva sconfitta nel mondiale costruttori. La monoposto 2024 si è dimostrata fragile, rallentata da problemi di correlazione al punto da far esporre Verstappen durante i test con la RB21, ribadendo che la nuova monoposto “non poteva certo essere peggio della RB20“. O almeno così sembrava, dato che in Bahrain l’olandese è stato lapidario: “nella gestione gomme non siamo migliorati, anzi, mi sembra che quest’anno le cose vadano anche peggio“. Una doccia fredda per lo staff tecnico Red Bull, che, orfano di Newey, sinora non ha saputo rispettare le attese.
“Abbiamo un’idea di ciò che non funziona – ha spiegato il team principal Horner al termine del Gp di Sakhir – la galleria del vento ci restituisce dati che non corrispondono a quelli ottenuti in pista. Siamo alla fine di un ciclo regolamentare. Ottenere guadagno prestazionale è estremamente complesso e credo che questa circostanza stia evidenziando i limiti dei nostri attuali strumenti tecnici“. Una conferma di quanto già anticipato in Giappone da Marko che, nonostante il successo di tappa, aveva indicato nell’errata correlazione il più grande limite del progetto 2025.
Le difficoltà della Red Bull: si guarda agli aggiornamenti di Imola
In Bahrain sulla RB21 sono riemersi i problemi di gestione gomma che la trasferta di Suzuka, complici il nuovo asfalto e le basse temperature, avevano quasi azzerato. Le caratteristiche del circuito bahrenita, rear limited, piuttosto caldo ed in grado di esaltare la fase di trazione grazie ad una maggioranza di curve a lenta percorrenza, hanno messo “a nudo” la Red Bull 2025, esponendo Verstappen e Tsunoda ad una corsa da incubo. Entrambi i piloti hanno sofferto soprattutto nel secondo settore, il più provante per gli pneumatici, dovendo lottare con una vettura dal bilanciamento variabile, specie nei cambi di direzione, oltre che particolarmente sensibile alle alte temperature. Ciò comporta una monoposto che “perde” facilmente la propria finestra ottimale di funzionamento, finendo per usurare eccessivamente le gomme.
Ma non è tutto. Alle difficoltà in pista si è aggiunto anche un doppio guaio ai pit stop che ha rallentato le soste di Verstppen e Tsunoda. Prima un guasto al semaforo legato ad un problema ai cablaggi e poi un errore nella sostituzione della ruota anteriore destra di Verstappen hanno fatto sì che il campione olandese sia stato costretto ad attendere oltre 10 secondi nella piazzola (sommando le due soste). E’ certamente curioso ed interessante come con l’addio di Jonathan Wheatley, ex direttore sportivo della Red Bull Racing, il team si sia perso anche in un fondamentale dove fino a pochi mesi fa eccelleva. Ad aumentare la frustrazione dell’olandese sono stati, infine, alcuni problemi ai freni lamentati dal pilota sia in qualifica che in gara. Non tanto una questione di materiale, con Brembo che non ha riscontrato alcuna criticità ma, piuttosto, difficoltà legate ad un setup decisamente estremo del corner ruota, cestelli compresi, che non ha dato i risultati sperati sia in termini di gestione gomme che poi sull’impianto frenante.
Proprio l’area dei cestelli sarà interessata da aggiornamenti futuri per replicare la soluzione studiata da McLaren e utile a raffreddare i suoi pneumatici, soprattutto quelli posteriori. Dopo la tappa italiana l’attenzione sarà poi tutta rivolta al Gp di Spagna, dove debutterà la tanto richiesta, soprattutto dalla Red Bull, e attesa Direttiva Tecnica relativa alle ali anteriori. Da Milton Keynes sono convinti che la modifica regolamentare gli permetterà di recuperare del terreno, specie nei confronti di McLaren. Non resta che attendere.