IndyCar | Dixon, che impresa a St. Petersburg: 2° posto senza radio

Mar 7, 2025

Matteo Pittaccio

Il GP di St. Petersburg di domenica scorsa non passerà alla storia come la gara IndyCar più spettacolare, ma dietro una corsa apparentemente lineare si è nascosta una storia molto interessante: Scott Dixon, secondo al traguardo, ha percorso 90 dei 100 giri senza radio, rendendo quindi impossibile la comunicazione con il muretto box #9 di Chip Ganassi Racing. Un problema che ha reso la vita molto difficile al neozelandese, specialmente in riferimento ad una competizione giocata quasi totalmente sul tempismo delle chiamate in pit road, quanto mai cruciali considerando i ridotti distacchi in classifica.

Ciò nonostante, l’esperienza e la scaltrezza di Dixon hanno svolto dei ruoli fondamentali nell’adattamento ad uno scenario quanto mai complesso, nel quale “Iceman” si è ritrovato costretto a trovare metodi di comunicazione alternativi e, al contempo, strutturare la propria strategia in base alle tattiche altrui, in primis quelle di Palou e Newgarden. Anche la Prema di Robert Shwartzman ha avuto a che fare con un’avaria simile nella gara del debutto in IndyCar.

dixon indycar st. petersburg 2025

Fonte: Chip Ganassi Racing – X

DIXON: “SONO FRUSTRATO, CI CREDEVO DAVVERO”

Un secondo posto davvero pregevole quindi, sebbene lo stesso Dixon abbia più che altro commentato la prestazione ponendo l’accento sul risultato che avrebbe potuto conquistare se la radio avesse funzionato: “è stato frustante correre senza radio, abbiamo viaggiato alla cieca. Credo che dai box mi stessero chiamando per fermarmi già un giro prima per evitare il traffico. Per questo motivo abbiamo perso due o tre secondi ed è lì che Palou ha avuto la meglio. Avevamo la velocità giusta per farcela e i pit stops sono stati fantastici.

Sarebbe stato fantastico disporre della radio per capire cosa stesse accadendo attorno a noi. Congratulazioni al team e a Honda, che ha fatto un lavoro fantastico sul consumo carburante, ma sono frustrato, credevo davvero di avere tra la mani la vittoria. Quando non puoi comunicare con il box sei da solo, non hai riferimenti sulle finestre delle soste, né il rapporto con gli spotters. È davvero difficile pianificare tutta la strategia avendo a disposizione solo il led relativo al carburante. In sostanza tutto questo ci è costato la gara.”

I GIRI CRUCIALI

Le parole di Dixon trovano riscontro in una specifica fase della gara, quella tra il 70° ed il 74° giro, parentesi in cui Dixon, Newgarden e Palou hanno effettuato l’ultima sosta. Prima del pit stop il distacco tra i tre era ridotto a pochi decimi, con il neozelandese appena davanti a Newgarden e all’auto gemella guidata da Palou. Il primo a fermarsi è stato Newgarden, ai box al 70° giro, seguito al 72° da Palou ed al 73° da Dixon. Alla fine del giro di soste Palou ha avuto la meglio saltando entrambi gli avversari e guadagnando un primo posto mantenuto fino alla bandiera a scacchi. Newgarden, invece, ha visto Dixon uscirgli davanti dopo l’ultima sosta, ma il portacolori del Team Penske ha sfruttato gli pneumatici già caldi per superare la #9 di Ganassi all’inizio del giro successivo.

Indycar St. Petersburg 2025

ICEMAN NON SI SCIOGLIE MAI

Ecco spiegata l’amarezza delle parole di Dixon nel post-gara, frutto di una situazione in cui il veterano ha dovuto interpretare la strategia senza disporre delle informazioni su traffico, tempi degli avversari e gestione carburante, di norma date da Mike Hull, suo impeccabile stratega. Certo, nell’ultimo giro la delusione della mancata vittoria è stata mitigata dal sorpasso su Newgarden, al limite con il bioetanolo, ma la frustrazione di un campione come Dixon non può che essere comprensibile e giustificata, soprattutto perché nella sua gloriosa carriera non è mai riuscito a sbancare a St. Petersburg e questa sembrava l’occasione giusta.

Tuttavia, completare una sfida di tale livello e portare a casa la medaglia d’argento restituisce a pieno il valore di un pilota che spesso e volentieri è stato accostato ad una calcolatrice umana capace di coniugare velocità e risparmio carburante come nessuno. Isolato da tutto e tutti, Dixon ha dovuto ripiegare sulle informazioni provenienti dagli studi svolti nel pre-gara e sui segnali trasmessi dai led disposti sul volante, che però indicano solamente quando si è vicini alla riserva. Una situazione del tutto sfavorevole che in un GP tanto cervellotico e strategico come quello di St. Petersburg avrebbe posto sotto stress più di qualche pilota, ma Dixon non è stato tra questi e, sfruttando a dovere quei pochi strumenti, ha saputo ottimizzare le proprie qualità, dimostrando a tutti ancora una volta perché a 44 anni sia ancora in grado di imporsi tra i migliori della IndyCar.

IL PARADOSSO REGOLAMENTARE

Diffusa la notizia del problema alla radio è venuto a galla un paradosso regolamentare, su cui la IndyCar dovrà presto fare i conti. Secondo l’articolo 7.4.3.1 del regolamento, infatti, “la comunicazione radio tra il pilota ed il muretto box è obbligatoria senza alcuna eccezione”, rendendo di fatto necessario un rapporto bidirezionale nel momento in cui la macchina è in pista. La IndyCar ha già dato una risposta in riferimento ai problemi radio tra Dixon ed il suo team, specificando che non sia stato necessario un intervento poiché in qualche caso la comunicazione ha funzionato, nello specifico tra il giro di formazione ed il 10° passaggio.

Il regolamento, però, specifica che il collegamento debba esser sempre attivo (immaginiamo anche per motivi di sicurezza), requisito non rispettato per quasi tutta la gara da pilota e squadra. Per tale motivo ci si aspetta che gli organizzatori chiariscano quanto prima questo aspetto, allo scopo di evitare incomprensioni regolamentari e rendere più nitida possibile la gestione di problemi simili.

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