Dallo scandalo del Push-to-Pass alla clamorosa squalifica della Indy500, passando per il licenziamento di ben tre figure chiave e un rendimento in pista non all’altezza delle aspettative: gli ultimi 12 mesi del Team Penske in IndyCar sono stati in sostanza un incubo, sebbene alcuni risultati – come la vittoria di Newgarden nella 500 Miglia del 2024 – abbiano consentito alla squadra del Capitano Roger di riprendere fiato. Tuttavia, la sequenza di eventi sfavorevoli partita nell’aprile dell’anno passato ha travolto un Team Penske rimasto ormai senza difese in IndyCar, colpito da un’ondata di accuse che hanno destabilizzato l’intero campionato, al cui vertice si trova la stessa società (Penske Entertainment) gestita dal proprietario della squadra più vincente della storia.
RITORNO AL 2024: IL PRIMO COLPO BASSO
Ma andiamo per ordine: tutto parte il 24 aprile 2024, quando la IndyCar rilascia un comunicato particolarmente severo, affermando che Josef Newgarden, Scott McLaughlin e Will Power abbiano corso il GP di St. Petersburg, primo round stagionale, violando le regole di utilizzo del Push-to-Pass, usato dai tre nelle ripartenze dalle neutralizzazioni attraverso un bypass del sistema stock fornito dalla categoria. Ciò comporta la squalifica di Newgarden (vincitore della stessa gara) e McLaughlin (terzo), mentre Power mantiene il podio ricevendo la sola decurtazione di 10 punti nella classifica, salvandosi dalla squalifica per non aver tratto lo stesso vantaggio dei compagni di box.
La pesante sanzione, comunicata peraltro solamente due mesi dopo il GP di St. Pete, ha come conseguenza la sospensione momentanea di tre volti decisamente importanti in casa Penske: il Presidente Tim Cindric, da 26 anni parte del team, Ron Ruzewski (Managing Director) e Kyle Moyer (General Manager), rispettivamente coinvolti anche nei ruoli di strateghi di Newgarden, Power e McLaughlin. I tre saltano così il GP di Barber, quello di Indy e la 500 Miglia di Indianapolis, prendendosi le dovute responsabilità e tornando al muretto a Detroit.
NEWGARDEN “SALVA” IL TEAM
Tutto sommato, però, in questo lasso temporale Penske trova modo di respirare con la doppietta McLaughlin-Power in Alabama e soprattutto nella Indy500, portata a casa grazie ad un Josef Newgarden capace di passare a due curve dalla fine Pato O’Ward involandosi verso la seconda vittoria consecutiva, traguardo cruciale in un momento complicatissimo per l’intera squadra. E proprio l’affermazione di Newgarden nella 500 Miglia salva un campionato vinto dal binomio Palou-Ganassi, con il Team Penske in lotta con Will Power fino all’ultima gara salvo poi abbandonare la corsa al titolo quando l’australiano si ritrova incredibilmente con le cinture slacciate nell’atto finale di Nashville.
Nella pausa invernale Penske comunica un importante aggiornamento relativo all’organigramma, annunciando che dal 2025 Tim Cindric concentrerà le proprie attenzioni solo sulla IndyCar, lasciando il ruolo di coordinatore di NASCAR, WEC e IMSA per avere maggiore flessibilità con gli impegni personali. Da questa scelta Penske traccia la strada verso una stagione idealmente priva di disattenzioni e sbavature, ma così non sarà. Nelle prime cinque gare, infatti, nessuna vittoria e solamente un podio a testa per Newgarden, McLaughlin e Power. Tuttavia, risultati e prestazioni diventano presto secondari rispetto a ciò che accadrà nelle due settimane di Indianapolis.
SCOPPIA LO SCANDALO DI INDIANAPOLIS
Nelle prove pre-qualifiche della domenica Penske vede la Dallara di McLaughlin sbattere contro le barriere in curva 2, perdendo all’improvviso uno dei punti forti. Successivamente, poco prima dell’inizio delle qualifiche la direzione gara riceve una segnalazione particolare sulle auto di Newgarden e Power, con il secondo già passato con successo per le verifiche. La squadra reagisce, corre e lavora sull’attenuatore, la struttura di impatto stock fornita da Dallara, agendo proprio davanti alle telecamere per provare a risolvere il problema in extremis.

I meccanici del Team Penske che provano a sistemare l’attenuatore sull’auto di Power prima dell’esclusione dalle qualifiche della Indy500. Fonte: Penske Entertainement – James Black
Ma non c’è nulla da fare, Newgarden e Power vengono esclusi dalle qualifiche perché Penske ha modificato la zona di attacco tra attenuatore e corpo vettura, secondo Cindric caratterizzata da un problema strutturale sin dall’esordio della stessa componente, il tutto allo scopo di annullare quello stacco nocivo per la resistenza aerodinamica. Una modifica trovata anche nell’auto con cui Newgarden ha vinto l’edizione 2024, esposta al museo di Indy e visibile a tutti. Alla luce delle polemiche Penske non ha altre scelte e licenzia immediatamente Tim Cindric, Ron Ruzewski e Kyle Moyer, già sospesi un anno prima. Una scelta difficile, ma obbligata.
Nell’evento più importante, quello vinto 20 volte, quello di casa, Roger Penske viene travolto all’improvviso da un’ondata di polemiche culminate con le accuse di conflitto d’interesse, che il Capitano cerca vanamente di sedare con un’intervista andata in onda sui canali della IndyCar.
I PROVVEDIMENTI E L’ESITO DELLA GARA
Il giorno dopo Newgarden e Power vengono spostati in fondo alla griglia di partenza, potendo comunque partecipare alla gara, sebbene partendo dal fondo. Ma non c’è gioia per Penske, che nella domenica più importante dell’anno assiste all’incidente di McLaughlin nei giri di formazione, un colpo ai fianchi durissimo che peggiora un bilancio già negativo. Le uniche speranze sono riposte in Newgarden e Power, ma il primo soffre un problema al sistema di alimentazione e deve ritirarsi dopo un’ottima rimonta, mentre il secondo è costretto ad un rabbocco rapido nei giri finali, chiudendo 16°. Non c’è veramente nulla da salvare nel team di Roger, che per preservare l’immagine di sé stesso, della propria squadra e della IndyCar si è privato dei tre capisaldi su cui si è appoggiato negli ultimi anni.

La Dallara-Chevy incidentata di McLaughlin, uscito di pista nei giri di formazione della Indy500. Fonte: Penske Entertainment – Travis Hinkle
CHE FUTURO ATTENDE PENSKE?
E ora cosa si fa? Per tranquillizzare l’ambiente J. Douglas Boles, eletto da poco Presidente della IndyCar e da anni a capo di Indianapolis, ha detto che dal 2026 entrerà in funzione un nuovo governo indipendente funzionale ai controlli tecnici e a tutto ciò che concerne la direzione gara. La IndyCar non ha assolutamente bisogno di perdere credibilità, preservando la massima integrità possibile. Penske, quindi, ha davanti a sé uno scenario tutt’altro che roseo, che mai avrebbe immaginato di affrontare nella parte finale della sua gloriosa carriera.
Certo, quando la società di Roger ha acquisito la IndyCar e l’Indianapolis Motor Speedway (2019) non tutti hanno applaudito, Andretti in primis, ritenendo scorretto e inappropriato il fatto che il proprietario di un team si mettesse al comando della categoria in cui corre e della pista su cui gira il maggior interesse. Ed ecco che, arrivati a questo punto, si prospettano tempi duri per il Capitano Roger, diviso tra le criticità della serie di cui è padrone e le falle di una squadra rimasta senza difese, il tutto cercando di mantenere quell’equilibrio messo seriamente a repentaglio dall’incandescente atmosfera che attualmente sta caratterizzando il paddock.