Con due gare d’anticipo sulla tabella di marcia Alex Palou conquista il quarto titolo della carriera in IndyCar al solo sesto anno d’attività, eguagliando Sebastien Bourdais, Dario Franchitti e Mario Andretti. Al 28enne spagnolo è bastato il terzo posto alle spalle del vincitore Will Power e di Christian Lundgaard per calare il poker, non senza lottare duramente per il secondo posto con lo stesso Lundgaard, bravo a difendersi nel finale della gara.
In realtà, i sorrisi in casa Chip Ganassi Racing – che eguaglia Penske a quota 17 titoli – hanno fatto capolino nel momento in cui Pato O’Ward, unico ancora matematicamente in lotta, ha sofferto un problema elettrico fermandosi ai box per almeno 10 giri. Con il messicano di Arrow McLaren fuori dai giochi dopo appena 29 giri, Palou è diventato aritmeticamente campione a gara in corso, lottando con il coltello tra i denti per la vittoria.
POWER-LUNDGAARD-PALOU: TRE STRATEGIE IN LOTTA PER LA VITTORIA
A primeggiare al calare della bandiera a scacchi è stato Will Power, il cui trionfo rappresenta una vera e propria liberazione per il Team Penske, ancora a secco di successi. Il paradosso per la squadra del Capitano Roger si ritrova, però, nel fatto che l’unico pilota in grado di vincere nel 2025 sia quello che rischia di essere sostituito a fine anno, probabilmente in favore di David Malukas.
Una gara perfetta quella di Power, che ha deciso di non fermarsi nella caution del 15° giro provocata dal pesante incidente di Conor Daly, a muro in curva 11 per il contatto con Christian Rasmussen, con i due già molto aggressivi nelle curve precedenti. In quel momento Power, partito con le morbide, ha deciso di non fermarsi a differenza di Christian Lundgaard, scattato con le dure. Palou ha scelto la stessa mescola per il primo stint, ma ha deciso di continuare seguendo Power.
I tre hanno intrecciato le strategie e hanno messo in scena un gran “triello” nella parte conclusiva della corsa. I doppiati, Ericsson specialmente, hanno dato un po’ di fastidio a Power, ma l’australiano non ha perso concentrazione, lasciando Lundgaard nelle grinfie di un Palou capace di recuperare ben dieci secondi nell’ultimo stint. Palou ha provato per due volte l’attacco, prima in curva 7 e poi alla 6, ma Lundgaard si è rivelato un osso durissimo.
Nella prima occasione il danese ha incrociato, nella seconda ha allargato il quattro volte campione sullo sporco, portandolo fuori pista. Oro colato per Power, che ha così riportato il Team Penske sul gradino più alto del podio, vincendo nella stessa pista in cui prima di oggi aveva ottenuto l’ultimo trionfo.
GRANDE RIMONTE PER RAHAL E ILOTT: PREMA ANCORA AL TOP
Quanto agli altri, segnaliamo due belle rimonte. Partiamo da quella di Graham Rahal, risalito dal 22° al 4° posto grazie al pit stop smarcato nella prima caution, necessaria dopo l’incidente di Ferrucci all’ultima curva. Da quel momento Rahal ha potuto sfruttare ben tre treni di gomme morbide, le migliori anche a Portland, spingendo e scalando la classifica. Recupero degno di nota, ancora una volta, per Callum Ilott e PREMA. La squadra veneta ha seguito la strategia di Rahal, permettendo all’inglese di risalire dal 24° al 6° posto, eguagliando il miglior risultato dal debutto. Mettendo insieme l’8^ piazza di Toronto e la doppia 6^ posizione di Laguna Seca e Portland PREMA e Ilott hanno artigliato così la terza Top10 consecutiva.
Ad agevolare la squadra veneta è stata la penalità inflitta a Scott Dixon, colpevole di aver tamponato in curva 2 un Josef Newgarden appena uscito dai box. La direzione gara ha comminato un drive-through a Dixon, passato dal 6° all’11° posto. A seguire Ilott, invece, troviamo Scott McLaughlin, Marcus Armstrong, Felix Rosenqvist e Colton Herta, unica salvezza di un team Andretti decisamente perso a Portland, come testimoniato dal 20° posto di Kirkwood e dal 22° di Ericsson.
IL PROSSIMO ROUND: LA INDYCAR VA A MILWAUKEE
Messo alle spalle anche il GP di Portland, la IndyCar va in pausa per una settimana prima di tornare in pista nell’ovale di Milwaukee per il 16° e penultimo ruond, al quale Palou si presenterà da neo-campione. Battaglia ancora aperta per il 2° posto, anche se Dixon ha un ritardo di 76 punti da O’Ward. Quanto al titolo di Rookie of the Year, il 13° posto di Portland permette a Foster di guadagnare qualche punto nei confronti di Shwartzman, 15° al traguardo