IndyCar | Alex Palou: quattro titoli in sei anni, nessuno come lui

Ago 13, 2025

Matteo Pittaccio

Era il 20 dicembre 2019 e, poco prima di Natale, Dale Coyne Racing annunciava l’ingresso di un giovane spagnolo dalle belle speranze tra le proprie fila. 22 anni, una formazione europea legata ad Adrian Campos, il fresco terzo posto agguantato nella prima ed unica stagione corsa in Super Formula e tanta voglia di impressionare oltreoceano per dimostrare di essere all’altezza. Così Alex Palou metteva entrambi i piedi in IndyCar e, alla luce del quarto titolo conquistato a Portland, questa si è indubbiamente rivelata la miglior scelta possibile.

Dal 2020, anno in cui ha corso con Coyne ed il supporto del team Goh, con cui ha gareggiato in Giappone, Palou ha sempre più accentrato il proprio ruolo in IndyCar, prendendone il pieno controllo quando Chip Ganassi gli ha messo a disposizione la Dallara-Honda numero 10, lo stesso con cui Dario Franchitti ha vinto tre titoli consecutivi tra il 2009 ed il 2011. Palou ha raccolto questa grande eredità vincendo il titolo 2021 e, tralasciando un 2022 reso molto complicato dalla diatriba tra Ganassi e McLaren, quel primo posto l’ha abbandonato in rare occasioni.

I NUMERI ECCEZIONALI DI PALOU

Mettere in bacheca il quarto campionato IndyCar in appena sei stagioni nella serie significa ambire a diventare il migliore di sempre nella difficile e iper-competitiva serie a ruote scoperte. In nemmeno 100 gare Palou ha apposto la firma per quattro volte sulla Astor Cup (il trofeo del Campione) e, per non farsi mancare nulla, quest’anno è entrato ufficialmente nella storia vincendo la 500 Miglia di Indianapolis, tassello immancabile per un pilota professionista. In proporzione, tra i grandi campioni di USAC, CART/Champ Car e Indy nessuno ha mai raggiunto la densità di risultati di Palou. Certo, le corse sono cambiate negli anni e fare confronti risulta sempre rischioso, ma a conti fatti i numeri difficilmente mentono. Palou, ad esempio, ha fatto meglio anche di Mario Andretti, che di titoli ne ha intascati tre nelle prime sei stagioni nella USAC, vecchia serie di riferimento in America.

Parliamo di un paragone che lega ben 60 anni di automobilismo americano, ma questo è il risultato dell’impatto di Palou in IndyCar. La categoria è passata da finali di stagioni molto tesi a campionati chiusi con una o addirittura due gare d’anticipo, come accaduto proprio quest’anno. Sono statistiche davvero difficili da scovare andando a ritroso per via della natura di un campionato che con il passare del tempo si è trasformato in una serie monotelaio. Tutti corrono con lo stesso chassis targato Dallara, mentre la fornitura del motore prevede due costruttori, Honda e Chevrolet. Difficile, quindi, immaginare che un solo pilota possa fare così tanta differenza. Eppure Palou ci sta riuscendo.

IndyCar Alex Palou

Fonte: Chip Ganassi Racing – X

QUEST’ANNO GRANDE SALTO PRESTAZIONALE

Nell’approfondimento pre-Portland abbiamo analizzato la grande cura che Palou riserva nei confronti delle gomme Firestone, molto difficili da far funzionare sia per l’assenza delle termocoperte sia per una generale sensibilità della finestra di funzionamento. Al di là di ciò, è l’approccio del numero 10 che sembra costantemente vincente, lo ha affermato lui stesso dopo la conquista del quarto alloro. La perfezione è la parola chiave, nulla viene lasciato al caso in ogni fine settimana. Questo, bisogna dirlo, è anche permesso da una squadra che fornisce gli strumenti giusti per estrapolare il meglio in tutti gli scenari.

La metodologia, inoltre, va di pari passo con la crescita del pilota stesso: se fino all’anno scorso gli acuti di Palou sono stati legati a strategie e gestione, quest’anno abbiamo notato che siano cresciute sia la velocità pura (lo dimostrano le cinque Pole ottenute) che la combattività in pista. A Portland avrebbe potuto gestire un comodo terzo posto, specialmente dopo il problema tecnico occorso a O’Ward, ma ha attaccato senza timore un Lundgaard poi bravo a difendersi.

IL CONFRONTO CON I GIOVANI EUROPEI: NESSUNO COME PALOU

Siccome abbiamo nominato Lundgaard, è giusto anche affrontare un tema abbastanza delicato. Tra i volti sbarcati negli States nessuno è riuscito a ripetere il cammino di Palou e replicare il suo rendimento, anche coloro che hanno fatto più strada nelle serie propedeutiche europee. Con ciò non si vuole assolutamente screditare il talento di piloti come Christian Lundgaard e Marcus Armstrong, anzi, l’obiettivo è valorizzare ciò che Palou sia riuscito a costruire una volta capito che con i mezzi a disposizione il vecchio continente avrebbe offerto poche garanzie. Chi ha scelto la IndyCar qualche anno dopo lo spagnolo ha faticato a trovare le condizioni giuste, principalmente sul fronte tecnico.

IndyCar 2025

Fonte: Chip Ganassi Racing – X

Il tempismo perfetto ha consentito a Palou di collocarsi al posto giusto nel momento giusto e anche in questi aspetti ci vuole bravura. L’unico neo nel recente passato del quattro volte campione si ritrova nella gestione non proprio cristallina dei rapporti con McLaren e Ganassi, ma a conti fatti in quel momento il sedile di Woking – poi preso da Oscar Piastri – sembrava l’unico modo per correre in Formula 1 forte di un progetto con basi molto solide.

ULTIME DUE GARE PER RAGGIUNGERE IL RECORD DI FOYT

In chiusura torniamo sulle statistiche: nei due round rimanenti si correrà negli ovali, prima a Milwaukee e poi a Nashville. Le otto vittorie e gli 11 podi lo lanciano verso A. J. Foyt, a cui appartiene il record di 10 successi in una singola stagione. Come dimostrato a Indianapolis e in Iowa l’ovale non rappresenta più un problema, quindi non resta che aspettare per capire se Palou riuscirà ad archiviare una stagione di per sé trionfale eguagliando o superando un altro record storico.

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