Il weekend di Las Vegas è stato il sesto di fila in cui Oscar Piastri non è salito sul podio, nel frattempo – tra Baku e questa gara – Norris ha vinto due volte e ha conquistato cinque podi (prima della squalifica), ribaltando le sorti del Mondiale piloti che ora è indirizzato verso il pilota inglese. “Sarebbe bello ottenere qualche risultato positivo prima della fine dell’anno, ma la situazione del campionato è quella che è”, ha ammesso lo stesso Piastri dopo il Gran Premio. La prima metà dell’anno ha certificato un miglioramento secondo tutti i parametri ma, con l’arrivo dell’autunno e il trasferimento del circus in Asia e America, le prestazioni sono tornate ad essere al livello di 2023 e 2024 nella stessa parte di campionato. Di conseguenza tra Azerbaijan e oggi c’è stata un’oscillazione di 55 punti tra i piloti papaya e adesso il Mondiale non è più nelle mani del numero 81. Quello che sorprende è che il momento no non è iniziato con l’introduzione di un aggiornamento, come è successo per esempio ad Ocon, perché sulla MCL39 non sono stati montati major update dal GP d’Inghilterra.
Piastri, il parallelo con i primi due anni: nessun miglioramento nei tracciati “autunnali”
Più volte negli ultimi due mesi, Andrea Stella ha spiegato il periodo negativo del proprio pilota parlando di tracciati non adatti allo stile di guida dell’australiano. Da questo punto di vista gli enormi passi in avanti della prima metà di stagione non hanno trovato correlazione da Baku in poi. Tuttavia, proprio Piastri ha ammesso che le caratteristiche dei tracciati non hanno giocato un ruolo così fondamentale: “[Las Vegas] non è sicuramente il mio circuito preferito, ma quest’anno ho avuto molte piste che non sono tra le mie preferite e che sono state positive, quindi non credo che abbia nulla a che vedere con questo”. Fino all’estate era stato più volte sottolineato come alcune delle migliori prestazioni del numero 81 fossero arrivate su circuiti – Shanghai, Barcellona, Zandvoort – che lo avevano messo in difficoltà nel 2023 e 2024. Questo trend si è completamente perso a partire dal GP d’Azerbaijan: Piastri è stato davanti a Norris solamente nelle qualifiche di Singapore, ma il confronto totale recita 11-1 e il distacco medio tra i due si avvicina ai tre decimi al sabato e alla domenica.

In particolare, la velocità pura è mancata negli ultimi quattro appuntamenti: Austin, Città del Messico, Sao Paolo e Las Vegas non ci sono stati errori a pesare sul risultato – come a Baku e Singapore – ma un deficit in crescendo nei confronti del compagno. La competitività della griglia – con appena tre decimi a dividere la prima e quarta forza – ha messo sotto gli occhi di tutti la mancanza di feeling con la monoposto. “Mi è sembrato tutto normale, solo che oggi si è ripetuto il tipo di comportamento che abbiamo avuto un paio di volte durante la stagione. Non credo di aver commesso errori gravi dal punto di vista della guida, semplicemente non si è messo tutto insieme” aveva ammesso Oscar Piastri dopo il sabato del GP di Austin. Il telaio è stato controllato anche in sede a Woking e non sono stati trovati danni strutturali: da un punto di vista tecnico, il periodo no dell’ex leader del Mondiale è quasi inspiegabile. Il miglioramento a 360° che si era visto fino alla parte centrale di stagione si è improvvisamente fermato e la stagione, molto buona fino a Monza, si è velocemente trasformata in un incubo.
Piastri non si arrende, ma anche a Las Vegas il confronto con Norris è a senso unico
In Nevada è continuata la mancanza di feeling tra Piastri e la sua MCL39 a partire dal venerdì. Nella sessione asciutta più rappresentativa dei primi due giorni il deficit rispetto a Norris ha superato il mezzo secondo: per l’australiano si nota un’evidente difficoltà a raggiungere il limite della monoposto rispetto alla traccia del compagno. In gara si è palesato un distacco importante nelle fasi di frenata dove, nel corso dei cinquanta giri, solo il primo dei due piloti papaya ha dimostrato una buona fiducia e gran parte dei quattro decimi di differenza è nata proprio lì. La qualifica negativa ha sicuramente influito pesantemente sul passo gara e di conseguenza sul risultato: Piastri ha mantenuto un ritmo simile al compagno solamente nei primi quindici giri del secondo stint, quando l’australiano aveva aria pulita e ha potuto spingere. “Dall’inizio alla fine ci sono stati dei momenti difficili, ma anche momenti in cui il ritmo era buono: penso che quando l’aria era pulita fossimo molto veloci, ma prima e dopo quei momenti è stato difficile”, ha commentato il numero 81. Con vetture davanti, anche l’overdriving ha sicuramente influito su un’usura gomme eccessiva che ha portato il distacco medio a quattro decimi da Norris.

Le speranze mondiali sono tenute in vita, paradossalmente, dalla sua squalifica insieme a quella del compagno. Le impostazioni troppo basse e morbide della vettura hanno comportato un porpoising che non si era verificato nelle sessioni di prove libere: non è bastata la totale gestione negli ultimi giri da parte di Norris per evitare di essere oltre al limite di usura, mentre Piastri non ha potuto fare lo stesso. La posizione deficitaria dell’ex Prema non gli ha permesso, negli ultimi cinque giri ma anche in tutta la parte di gara precedente, di salvaguardare il plank tanto quanto il compagno. Infatti, Piastri non ha gestito quanto il compagno di squadra neppure nei primi 45 giri: se, da una parte, il Lift and Coast prima delle staccate principali è stato simile, dall’altra nelle curve ad alta velocità – la 10, 11 e la 17 – l’australiano ha spinto molto di più. In aggiunta, le preferenze di una vettura più morbida di Norris hanno spinto la squadra a ordinare maggiore prudenza già prima della gara e questo spiega la minor usura sulla tavola della MCL39 numero 4.
L’errore di McLaren è costato moltissimo al leader del Mondiale e ha tenuto in vita gli altri due contendenti, ma a Norris basteranno 35 punti (in una Sprint e due gare) per essere matematicamente campione. L’anno scorso e nel 2023 le prestazioni di Piastri in Qatar e Abu Dhabi non erano state deludenti come in altre tappe di fine stagione, ma nessuna delle due è davvero un circuito molto favorevole per lui. Per vincere il Mondiale serviranno tre vittorie e almeno una prestazione no da parte di Norris: un’inversione netta del trend verificatosi da metà settembre in avanti sarebbe una grande sorpresa, ancora di più dell’improvviso calo degli ultimi due mesi. “La mia opinione è che ciò che conta è la matematica, quindi Oscar deve affrontare le due gare finali con la volontà di vincerle e partire da lì”, ha dichiarato Andrea Stella nel post gara di Las Vegas. Piastri sarebbe solamente il terzo pilota negli ultimi cinquant’anni – insieme a Lewis Hamilton e Jacques Villeneuve – a vincere il titolo piloti nelle prime tre stagioni in Formula 1.



