IndyCar: Palou, la forza sta nell’equilibrio. A Portland il primo match-point

Ago 4, 2025

Matteo Pittaccio

La vittoria di forza di Alex Palou a Laguna Seca è stata la massima espressione dell’altissimo grado di efficacia raggiunto dallo spagnolo in IndyCar. Niente fuori posto tra una macchina sui binari e una guida chirurgica che non solo si sta rivelando funzionale in termini di prestazione pura, come testimoniato dalle cinque Pole stagionali, ma anche e soprattutto nella gestione delle gare in tutte le tre tipologie di piste e con ogni mescola di pneumatici. A Laguna Seca, ad esempio, la differenza fatta da Palou nelle ripartenze e nella consistenza di rendimento tra gomme morbide e dure è stata chiara e i tempi ne sono la dimostrazione.

PALOU E L’EFFICACIA DELLA GUIDA A GOMME FREDDE

Approfondendo il primo aspetto, la corsa è stata chiaramente interrotta più volte da vari incidenti che hanno richiesto la chiamata della Pace Car. Una delle sfide più impegnative della IndyCar risiede nella preparazione delle gomme e nel loro stesso utilizzo a bassa temperatura. La serie americana, infatti, proibisce l’utilizzo di termocoperte o scaldoni, quindi chi è in grado di avere molta confidenza in condizioni di basso grip ha modo di elevarsi al di sopra degli altri e questo risulta cruciale soprattutto dopo le ripartenze e i pit stop.

In questo campo Palou e Chip Ganassi Racing sono ad oggi imbattibili e a Laguna Seca il concetto è stato ribadito con forza: in tutte le ripartenze il tre volte campione IndyCar ha rifilato almeno un secondo al giro sia a Herta che a Lundgaard. Se il distacco del primo può essere in un certo senso giustificato dalle gomme dure, nel caso di Lundgaard parliamo di condizioni alla pari. Tutto ciò in soli 3,6 km di pista che, se rapportati al distacco inflitto nelle prime curve percorse con gomme fuori dal range di utilizzo ottimale, danno l’idea della fiducia in possesso di Palou. Di seguito trovate una tabella nella quale sono specificati i distacchi rifilati in quattro delle cinque neutralizzazioni, non calcolando quella alle spalle di Nolan Siegel, in quel momento allineato ad una strategia diversa e poi superato in curva tre con un bel sorpasso all’esterno.

IndyCar 2025 Palou

STILE DI GUIDA, SETUP E COMUNICAZIONE: TUTTO AL POSTO GIUSTO

Passando al secondo aspetto, nel GP di Monterey (ma non solo) è stato chiaro che, a prescindere dalla mescola di pneumatici utilizzata, il 28enne catalano non abbia mai sofferto alcun tipo di calo. Nel corso dei 95 giri la gomma morbida è stata nitidamente la migliore, assicurando prestazione e longevità nonostante i 45° di asfalto. La dura, invece, ha manifestato una notevole differenza di grip, riflettendo di conseguenza un importante innalzamento dei tempi.

Questi principi sono valsi per tutti ad eccezione di Palou: il numero 10 di Ganassi ha tenuto tutto sotto controllo, specialmente nel momento in cui ha optato per le dure nel secondo stint, tenendo alla larga tutti coloro in pista con delle morbide teoricamente forti di un bel vantaggio prestazionale. Mantenendo una distanza di sicurezza nei loro confronti e forte dell’aria pulita, Palou ha amministrato alla perfezione l’unica porzione della corsa svolta con la mescola più debole e non si è mai esposto a qualsiasi tipo di pressione.

In questi due ambiti è raffigurata la grande forza di Alex Palou, il cui livello sembra ad oggi irraggiungibile sul lungo termine. La competitività sul piano prestazionale e gestionale è il risultato del giusto equilibrio tra i diversi ingredienti: la guida sempre precisa ha una funzione complementare alla messa a punto bilanciata (la Dallara-Honda del catalano sembra sui binari anche nei circuiti più sconnessi) e alla comunicazione con il muretto presieduto da Barry Wanser, con cui il numero 10 vanta un rapporto genuino e di totale fiducia. Tutti fattori intravisti nitidamente proprio a Laguna Seca, ma già evidenti tanto negli anni scorsi quanto in tutto il 2025. In sintesi, al cambiamento delle variabili in campo è solo raramente seguita una flessione nel rendimento dell’attuale Re della categoria.

A PORTAND LA STORIA ATTENDE PALOU

Così, a soli 28 anni, Palou si avvicina al fine settimana che potrebbe incoronarlo per la quarta volta Campione nella IndyCar Series, traguardo che lo porterebbe al pari di Mario Andretti (USAC-CART), Sébastien Bourdais (Champ Car) e Dario Franchitti (IndyCar), da cui guarda caso ha ereditato il numero nel box Ganassi. E per gli avversari i numerosi punti di forza dello spagnolo dovranno svolgere il ruolo di stimolo, soprattutto guardando in casa Andretti, McLaren e Penske, team da cui ci si aspetta un rendimento costantemente di alto livello.

Portland è già stata molto dolce per Palou sia nel 2021, quando ha messo una mano sul titolo poi conquistato a Long Beach, sia nell’edizione 2023, alla cui vittoria Palou ha aggiunto la conquista del secondo campionato con una gara d’anticipo. Se domenica lo spagnolo dovesse anche solo arrivare davanti a O’Ward, staccato di 121 punti, o perdere meno di 13 punti dal messicano di Arrow McLaren, allora il quarto alloro sarebbe garantito con due appuntamenti da correre. Una statistica più unica che rara in IndyCar: per ritrovare un campione americano capace di chiudere i giochi a due gare dalla fine della stagione bisognare tornare al 1994, quando Al Unser Jr. conquistò il secondo ed ultimo titolo a Road America.

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