Ferrari, D’Ambrosio spiega quanto incidono i piloti sullo sviluppo delle vetture

Lug 12, 2025

Luca Manacorda

Arrivato in Ferrari lo scorso anno, il deputy team principal Jerome D’Ambrosio è inevitabilmente finito al centro dei riflettori dopo l’esordio in sostituzione di Fred Vasseur nella domenica del GP Austria, bagnato dal podio conquistato da Charles Leclerc. Nel weekend di Silverstone l’ex pilota belga ha incontrato alcuni media selezionati per discutere gli argomenti caldi inerenti la scuderia Ferrari, soffermandosi in particolare sull’effettivo potere dei piloti nel condizionare lo sviluppo della monoposto, sia l’attuale sia quella del 2026.

D’Ambrosio: “La pista ha confermato ciò che ci aspettavamo dagli aggiornamenti”

Partendo dall’attualità, il nuovo fondo e gli altri piccoli aggiornamenti portati dalla Ferrari a partire dal weekend del GP Austria hanno permesso alla SF-25 di fare un evidente passo in avanti. D’Ambrosio ha confermato che le novità hanno dato le risposte attese: “Penso che quello che abbiamo portato abbia dato esattamente ciò che ci si aspettava. Quindi un po’ più di carico aerodinamico e un po’ più di prestazioni. Non ci vuole molto, otteniamo la risposta abbastanza velocemente quando entriamo in pista, con tutti gli strumenti che abbiamo. Abbiamo avuto quella risposta e non abbiamo avuto bisogno di andare oltre perché abbiamo visto quei numeri già al venerdì“.

Fondo Ferrari

Approfondendo sui passaggi che un aggiornamento deve superare per venire promosso, il vice team principal della Ferrari ha spiegato: “Ovviamente si tratta principalmente di correlazione con la galleria del vento. Ci sono diversi livelli: quello che vedi nella CFD poi cerchi di portarlo in galleria, poi lo porti in pista. Ci sono diversi livelli di convalida e correlazione e ovviamente l’ultimo è metterlo in pista. Ottieni i tuoi numeri nella galleria del vento, poi metti la macchina in pista e speri di vedere quello che ti aspettavi, ed è ciò che ci è successo“.

Gli equilibri tra le richieste dei piloti

Un tema ricorrente nel 2025 della Ferrari riguarda le caratteristiche intrinseche della monoposto e come si adattano a quelle dei piloti. Leclerc ha trovato una soluzione che ha dato risposte concrete, ad eccezione che sul bagnato di Silverstone, mentre Hamilton si è lamentato molto di più del comportamento della monoposto: “Al momento si tratta sicuramente di estrarre il massimo potenziale dalla macchina, c’è una certa esigenza in termini di equilibrio – ha spiegato D’Ambrosio – Charles si è mosso verso una macchina un po’ più sovrasterzante per alcune gare e ha funzionato bene, Lewis si è mosso in quella direzione di recente e sta facendo funzionare le cose. Alla fine penso che sia un aspetto del regolamento attuale, vediamo molto nervosismo in ingresso e penso che sia dovuto al regolamento e ai suoi limiti in termini di prestazioni. È un dato di fatto, penso che le auto siano nervose e i piloti debbano, in una certa misura, essere in grado di gestirle“.

Vasseur

D’Ambrosio ha minimizzato sulla presunta lotta dei piloti per spostare lo sviluppo della monoposto verso le proprie caratteristiche: “Ovviamente si ascoltano i suggerimenti dei piloti, entrambi. È divertente perché quando si fanno le riunioni in fabbrica, spesso i piloti convergono molto su ciò di cui hanno bisogno, concettualmente, dalla macchina. Quando abbiamo queste discussioni, cerchiamo di prendere in considerazione queste cose. Ovviamente c’è una parte dello sviluppo che consiste semplicemente nel portare un pacchetto che massimizzi la deportanza e le prestazioni. Ma poi ci sono un sacco di cose che si possono fare per assicurarsi che i piloti abbiano tutto il necessario per cercare di lavorare e far sì che la macchina si adatti il più possibile al loro stile di guida. Ci sono due fasi e non credo che siano completamente scollegate“.

D’Ambrosio ha aggiunto: “Nel complesso, penso che ci siano degli equilibri della macchina, un quadro generale che si sa che porta prestazioni, e poi nella seconda fase ci sono i dettagli di ciò di cui il pilota potrebbe aver bisogno. In questo bisogna assolutamente ascoltare i piloti con cambiamenti che sappiamo, cambiamenti meccanici che sappiamo arriveranno alla prossima gara (la nuova sospensione posteriore, ndr)”.

Ferrari

Dunque lo sviluppo della macchina si muove prima in base alle caratteristiche della stessa, trovando un punto di equilibrio da cui poi muoversi verso le richieste dei piloti: “Penso che parte delle cose su cui stiamo cercando di lavorare sia sicuramente cercare di migliorare il bilanciamento della vettura e aiutare i piloti – ha aggiunto il deputy team principal della Ferrari – Ci sono aspetti del bilanciamento della vettura che sono collegati anche alle preferenze del pilota, al suo comfort e allo stile di guida. Tutto questo viene preso in considerazione per cercare di portare la macchina in una posizione migliore. Penso che non si consideri un pilota o l’altro, si sta solo cercando di trovare un equilibrio migliore per la macchina. Questo è un punto oggettivo in cui si vede quando la macchina è troppo nervosa o troppo sottosterzante. Alcuni piloti tra sottosterzo o sovrasterzo preferiranno l’uno o l’altro, ma alla fine abbiamo parametri oggettivi, obiettivi oggettivi su come migliorare le prestazioni dell’auto e quali sono i suoi limiti“.

Il lavoro sulla vettura 2026 e il ruolo di Loic Serra

Queste considerazioni valgono molto soprattutto se si guarda alla monoposto che la Ferrari sta sviluppando per il 2026, primo anno del nuovo regolamento tecnico. Hamilton ha fatto riferimento diretto al direttore tecnico Loic Serra, con cui aveva già lavorato in Mercedes, per spiegare come stia cercando di dare la sua impronta alla nuova vettura. D’Ambrosio, arrivato anch’egli a Maranello dalla scuderia guidata da Toto Wolff assieme all’ingegnere francese, anche in questo caso ritiene che ci siano dei parametri che vadano oltre ciò che un pilota può imporre sullo sviluppo di una vettura: “Credo che Loic e tutto il team stiano lavorando al progetto 2026 per costruire l’auto più veloce. E, di nuovo, ci sono parametri oggettivi su come si cerca di raggiungere questo obiettivo. C’è una seconda fase in cui bisogna assicurarsi che i piloti abbiano gli strumenti per adattare quell’equilibrio e perfezionarlo in un modo che vada bene a loro“.

Ferrari

D’Ambrosio ha concluso minimizzando i discorsi su quanto un pilota possa indirizzare il progetto di una nuova monoposto: “Dobbiamo stare attenti quando diciamo che un’auto è costruita attorno a questo o a quello. L’auto è sempre costruita attorno al tentativo di estrarre il massimo potenziale, avere il massimo carico aerodinamico. Il fatto che Loic abbia lavorato con Lewis per diversi anni alla Mercedes ovviamente aiuta nella comunicazione, ma Loic ha un ottimo rapporto con Charles. Un paio di volte all’anno ci sediamo con entrambi i piloti, discutiamo di tutto, mettiamo tutto sul tavolo e cerchiamo di capire, quali sono le loro esigenze e come possiamo tradurle nello sviluppo. Il punto è che stiamo lavorando, stiamo cercando di migliorare le prestazioni della vettura da diverse aree, e questo è ciò su cui ci stiamo concentrando il più possibile: il risultato, in pista, e il posizionamento rispetto alla concorrenza, alla fine sono il risultato di un processo. Bisogna concentrarsi su un processo“.

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