L’ex Team Principal di Alpine e Aston Martin è intervenuto nel podcast di ‘High Performance’ aprendosi a 360 gradi su quella che è stata la sua esperienza finora nel Circus Iridato. Otmar Szafnauer, classe ‘64 di cittadinanza rumena, ha raccontato alcuni momenti caratterizzanti della sua carriera, focalizzandosi soprattutto sulle esperienze vissute in prima persona nelle scuderie di cui ha fatto parte negli ultimi anni. Dalle sue parole è emerso un importante lato umano, spesso punto di partenza a livello di impronta del suo lavoro. Un aspetto talvolta sottovalutato, come nel caso della sua ultima esperienza in Alpine, che si trova oggi a fronteggiare una stagione caratterizzata dalle difficoltà e dalle incertezze.
Dalla separazione con Aston Martin alla verità sul caso Piastri in Alpine
Le radici del recente capitolo di Otmar Szafnauer nella scuderia transalpina partono dalla precedente decisione di lasciare l’Aston Martin ad inizio 2022. Una scuderia per cui l’ex Team Principal aveva costruito un ambiente sano e cooperativo sin dai tempi di quando portava il nome di Force India. Con l’acquisizione da parte di Lawrence Stroll, sono stati apportati dei cambiamenti sul fronte delle responsabilità e dell’organigramma, come ha raccontato. “Quando Lawrence ha comprato la scuderia voleva raggiungere successo più velocemente di quanto si potesse fare e pensava che la figura di Martin Withmarsh avrebbe potuto aiutare. Ma ‘La Chiesa non può avere due Papi’,” ha specificato con questa eloquente metafora. “Mi sarebbe piaciuto restare, ma Martin ha acquisito molte delle mie responsabilità ed è stata una dura realtà da fronteggiare per me. Ed è così che sono andato in Alpine.” Un nuovo capitolo nell’equipe francese, che però ha mostrato sin da subito delle falle di sistema, che si sono riflesse in episodi a dir poco spiacevoli come il ‘Caso Piastri’. “Il contratto doveva essere firmato a novembre [2021] e non è mai stato fatto. Io ho cominciato a marzo e non avevo idea della situazione. Non hanno caricato i documenti correttamente e non hanno mai firmato un contratto con lui. In quel novembre c’era una finestra di due settimane per farlo e non è stato fatto.”
Gli errori commessi da Alpine e l’elogio alla mentalità di Toto Wolff
L’evento che ha lasciato scalpore nel paddock per come l’Alpine si fosse lasciata sfuggire Piastri dalle proprie mani, è stato soltanto l’inizio della flessione della scuderia transalpina. Con il passare dei mesi le difficoltà interne sono aumentate costantemente, fino ad intaccare la performance in pista. Dallo scorso anno l’Alpine ha perso pezzi importanti a livello di organico, a partire dall’ex team principal, licenziato nel bel mezzo del weekend in Belgio del 2023. “Stavamo lavorando per crescere, eravamo sesti in campionato con un paio di podi, andavamo a punti con regolarità. Eravamo nel midfield e la situazione non era così disastrosa quanto oggi, in cui sono noni… Oggi è un disastro.” Szafnauer ha raccontato di quanto si sia speso per il bene del suo team, sebbene fosse conscio del lungo processo necessario. Una pazienza probabilmente non digerita dai vertici del gruppo, che all’epoca non hanno quindi valorizzato il lavoro compiuto dalle tante figure che hanno lasciato la squadra. “Volevamo diventare uno dei primi tre team. Ai tempi stavo lavorando con la FIA per farci guadagnare qualcosa in termini di PU prima del congelamento dei motori, eravamo indietro di qualcosa come 25 cavalli. Ne ho discusso anche alla mia ultima F1 Commission in Belgio, ho lavorato per far migliorare l’Alpine su tutti i fronti e l’ho fatto fino al mio ultimo giorno.”
La diaspora che ha visto il team protagonista in negativo, con un conseguente declino a livello prestazionale, è da relegare anche alle mancanze sul fronte sinergia fra i vari reparti. “La fiducia è grandiosa, la titolarità è perfetta,” ha affermato, specificando poi: “non basta fidarsi delle persone che lavorano nei vari reparti, ma bisogna assicurarsi che tutti ti riportino il proprio lavoro.” Una mentalità che Szafnauer ha posto alla base dei suoi percorsi di successo. Ha spiegato infatti come la creazione di un ambiente cooperativo sia la chiave per la crescita di un team, prima ancora delle risorse economiche a disposizione. “Se vuoi lavorare con ottime figure, prima di tutto costruisci un buon ambiente in cui lavorare,” ha precisato nel descrivere l’impronta necessaria per la crescita di un team. “Solo così le persone vorranno venire a lavorare da te. Un buon posto di lavoro può essere diverso per ciascuno, un buon manager deve capire le esigenze di ognuno e soddisfarle. Ricordo, per esempio, quando l’aerodinamico Guru Johl lasciò la Red Bull per approdare in Force India e Toto Wolff fu incredulo.” Proprio menzionando la figura del Team Principal della Mercedes, Szafnauer ne ha elogiato i valori e la mentalità, alla base di quello che poi è stato il dominio stella a tre punte. “Toto ha portato la Mercedes ad un altro livello. Ricordo quando passeggiava per la pit lane guardando i garage degli altri. All’epoca la Red Bull era il benchmark e lui al suo direttore sportivo disse: ‘voglio qualcosa di meglio rispetto a loro’.”
Szafnauer: “Un ritorno in F1? Mi piacerebbe costruire un nuovo team”
Uno dei plausi che va certamente ad Otmar Szafnauer è quello di aver tenuto in piedi una realtà come quella di Force India, ad un passo dal crollo. Ha raccontato di come abbia pagato di tasca sua gli stipendi dei propri operai e, nonostante le esigue risorse, il team abbia mantenuto un alto livello di competitività. Con l’acquisizione da parte di Lawrence Stroll e con l’approdo del marchio Aston Martin in F1, la squadra ha compiuto quello step decisivo che potrebbe mettere il team nell’ottica di lottare per il titolo in futuro. “Lawrence ha un grande desiderio di fare bene in qualsiasi cosa lui faccia, non vuole finire secondo. E poi porta le finanze necessarie. Spesso si dice che i soldi non comprano il successo, ma in F1 senza soldi non avrai mai successo.” Un connubio fra ambizioni e risorse disponibili che hanno permesso all’Aston Martin di costruire un centro tecnologico di primo livello, così come le figure che sono approdate e che approderanno nell’immediato futuro, come Adrian Newey. L’ex Team Principal non ha chiuso le porte ad un eventuale ritorno nella massima categoria del motorsport. Ciò anche grazie alle esperienze accumulate che gli riservano un curriculum di assoluto rispetto. “Mi piacerebbe costruire un nuovo team con le persone giuste, ed essere più competitivi di metà griglia nell’arco di due o tre anni,” ha affermato sul fronte delle future aspirazioni professionali. “Magari un team dal supporto americano, ma che deve avere la sua sede nel cuore della Motorsport Valley britannica.”