Pirelli: in Cina si riparte da zero con tante incognite

Paolo D’Alessandro
15/04/2024

Dopo 20 anni dalla disputa del primo Gran Premio di Cina – nel 2004 – e dopo cinque anni di assenza – ultimo GP datato nel 2019 – la Formula 1 torna a correre nello Shanghai International Circuit. La pista disegnata da Hermann Tilke che ha preso come d’ispirazione l’ideogramma shang (“verso l’alto”). Tecnicamente il circuito offre una varietà di curve da bassa ed alta velocità con due lunghi rettilinei dove sarà possibile utilizzare l’ala mobile (DRS); il primo è quello di partenza ed il secondo è lungo più di un chilometro e collega la curva 13, che presenta anche un po’ di banking, e il tornatino di curva 14. Questo sarà sicuramente un punto di attacco per la gara. Da quest’anno inoltre il DRS è utilizzabile subito dopo il primo giro e questo potrà permettere di vedere molta azione in pista con il gruppo ancora compatto.

Pirelli si affida alla gamma centrale di pneumatici a disposizione

Il costruttori di pneumatici, così come team e piloti, non corrono in Cina dal 2019 e questo vuol dire che mancano molti riferimenti a disposizione con il quale solitamente una gara viene preparata. Dati storici e simulazioni sono cruciali per poter giungere in circuito con un setup di base buono, su cui poi poter lavorare con i riferimenti ottenuti in pista. Pirelli ha dovuto ovviamente scegliere gli pneumatici senza la possibilità di attendere riferimenti vari e si è così affidata alle mescole C2-C3-C4, ossia quelle centrali, non includendo la più dura e la più morbida. Come sottolineato dal costruttore, nominalmente sono le stesse gomme del 2019, ma da allora è cambiato molto. Le vetture non sono più con fondo piatto ma ad effetto suolo e gli stessi pneumatici sono passati da 13 a 18 pollici con costruzione e conformazione significativa diversa.

Storicamente il circuito di Cina ha sollecitazione nella media stagionale- Particolarmente interessata è il lato sinistro della vettura. Una delle caratteristiche di questo Gran Premio è anche la forte escursione termica che si può palesare durante il weekend, con variazioni di oltre 10° che possono incidere molto sulle prestazioni delle vetture. L’asfalto è rimasto lo stesso dal 2019 ed è stato poco utilizzato e questo vorrà dire che i team possono aspettarsi una forte evoluzione della pista, man mano che questa si gommerà con l’entrata in azione delle vetture.

Questo fattore è ancor più importante del solito perché, in una pista dove i dati a disposizione sono pochi e l’evoluzione attesa sarà rilevante, i team avranno a disposizione solamente un’ora di preparazione (Prove libere 1) prima di entrare in regime di parco chiuso per Qualifica e Gara Sprint, potendo poi effettuare modifiche prima della Qualifica (Sabato pomeriggio) salvo poi non poter più toccare la vettura fino alla fine del Gran Premio di Domenica. Un appuntamento dunque ricco di incognite che vedrà tutti partire da zero, ad armi pari e con il lavoro in fabbrica e degli strumenti di simulazione che sarà più importante che mai.

Il formato della Sprint Race comporta anche una diversa allocazione delle gomme con 12 treni disponibili per pilota, così suddivisi: 2 Hard, 4 Medie, 6 Soft più 5 Intermedie e due Extreme Wet in caso di precipitazioni. Storicamente la gara si è disputata con strategie a due soste, approfittando anche delle possibilità di sorpasso che la pista offre e l’undercut può rivelarsi molto efficace.

Attualmente in griglia solo Lewis Hamilton, Fernando Alonso e Daniel Ricciardo hanno vinto in Cina. La Mercedes detiene il record di vittorie a Shangai, con 6 successi davanti a Ferrari con 4 e Red Bull con solamente 2 vittorie di cui una, quella del 2009, fu la prima vittoria storica della scuderia di Christian Horner ottenuta allora con Sebastian Vettel

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