L’inizio stagione di Mercedes è stato pressoché traumatico. Nelle prime tre gare sono successi molti avvenimenti che rendono, ad oggi, la W15 la vettura più deludente in pista e creano ulteriori grattacapi nelle fabbriche di Brackley e Brixworth. In Bahrain la vettura ha sottoperformato a causa di un problema di surriscaldamento al motore, mentre a Jeddah non è riuscita a trovare il giusto equilibrio per una mancanza di carico alle alte velocità, palesando una importante mancanza di correlazione tra simulatore e pista. Infine, in Australia, Lewis Hamilton si è ritirato per un problema alla Power Unit mentre George Russell non ha avuto il passo dei primi ed ha terminato con un incidente, perdendo la vettura mentre era in lotta con Alonso e dopo aver litigato con la sua W15 per tutta la gara. Un doppio zero che pesa sugli uomini di Toto Wolff che, dopo 2 anni di regolamenti tecnici, ancora non hanno trovato il bandolo della matassa, venendo sopravanzati anche dai suoi team clienti, McLaren e Aston Martin. Uno smacco importante da sopportare.
Eliminate molte variabili negative con la W15, ma la vetta rimane lontana
La monoposto 2024 era stata presentata come una importante evoluzione della precedente vettura, che ne avrebbe risolto gran parte dei problemi. James Allison, alla fine dei test, aveva analizzato con soddisfazione che i tecnici di Brackley erano riusciti ad “eliminare l’instabilità al posteriore che durante la passata stagione ci aveva molto limitati”, migliorando anche – in parte – l’efficienza aerodinamica e aggiungendo carico verticale. Il direttore tecnico inglese si era lanciato nella previsione di vedere una W15 subito alle spalle di Red Bull, seppur con un certo distacco. La verità invece è che Lewis Hamilton e George Russell sono abbondantemente dietro la vettura di Milton Keynes, ma anche alla Ferrari SF-24, e sono in lotta soprattutto con l’Aston Martin, dopo i passi in avanti effettuati dalla Mclaren tra Jeddah e Melbourne. “Il nostro è un problema di fisica, non di filosofia o organizzazione. C’è qualcosa di queste vetture che non capiamo e che in passato avremmo capito con più facilità, ma io devo essere ottimista e non permettere ai pensieri negativi di condizionarci. Devo motivare la squadra” ha detto Toto Wolff dopo il disastroso weekend di Melbourne. Secondo l’austriaco il suo deve essere un approccio pragmatico a tutela della squadra, che spinga tutti a dare il 100%, allontanando la pressione, naturale, del momento. E sulla sua posizione “Io sono qui pensando di dare il mio contributo, ma se qualcuno ha un’idea io gli chiedo di dirmela, perché ascolterò chiunque che possa fare il bene di questa squadra, perché è quello che mi interessa”.
I grattacapi di questo inizio di stagione sono molti e più che trovare risposte, sembrano aumentare domande e dubbi a riguardo di questo progetto. “La cosa positiva è che abbiamo tolto diversi problemi che credevamo di avere, come le nostre sospensioni, la rigidità del cambio, uno sterzo che vibrava eccessivamente e tante altre cose, che sono divenute positive oggi”. Il problema principale rimane però la discrepanza tra ciò che gli ingegneri vedono in galleria del vento a Brackley e ciò che il team riesce ad ottenere in pista. In questi tre anni la Mercedes ha avuto pochi momenti rilevanti, dove le prestazioni hanno permesso a Hamilton e Russell di giocarsi qualcosa, ma è troppo poco per una squadra abituata a vincere che però, con le nuove regole e con la perdita di alcuni pezzi importanti a livello tecnico nel suo organigramma, sta faticando a reggere il passo con la concorrenza.
In Australia una realtà brutale: Mercedes molto lontana sia da Ferrari che da McLaren!
Solamente 12 mesi fa, in Australia, Mercedes chiudeva in seconda posizione con Lewis Hamilton, alle spalle del solo Max Verstappen. George Russell si ritirò per una Power Unit andata in fiamme, ma fin lì anche lui era stato autore di una buona gara. Charles Leclerc finì la sua gara al primo giro per un contatto con Lance Stroll, Carlos Sainz fu penalizzato ma era alle spalle della W14 e finì fuori dai punti. McLaren era molto lontana dalla monoposto di Brackley. Dodici mesi dopo “l’immagine è brutale. Prima del ritiro George era ad 80 secondi da Sainz, e circa 40 da Norris” ha detto Toto Wolff rispondendo ad una domanda che gli chiedeva il distacco patito quest’anno in gara rispetto ai competitors rivali e nello stit centrale, contro Fernando Alonso con la Media, “non c’era possibilità di lottare con lui” ha aggiunto. In casa Aston Martin, consci anche dei limiti della AMR24, hanno adottato una strategia diversa partendo con Hard per poi passare alla Media nello stint centrale e, grazie alla VSC causata proprio da Hamilton, questo ha permesso ad Alonso di difendersi al meglio anche da rivali più attrezzati, conquistando punti importanti poi a fine gara.
Inconsistenza è la parola chiave in Mercedes, che ritorna più volte nei discorsi riguardanti la W15. “In gara abbiamo avuto tempi lontani 1 secondo da McLaren, è stato difficile lottare con Alonso nello stint centrale, ma poi alla fine, quando abbiamo provato a spingere di più i tempi erano buoni, non eccellenti ma competitivi” un qualcosa che però non è stato sufficiente per salvare una gara disastrosa dove George Russell ha potuto solamente provare ad attaccare Fernando Alonso e lottare per la quinta posizione. Toto Wolff non ha fatto mistero che, guardando oltre i confini del suo team, ci sono dimostrazioni che provano quanto una situazione possa essere ribaltata “se lavori bene”. Gli esempi presi dall’austriaco sono quelli di Ferrari e McLaren. Rispetto a 12 mesi fa il mondo è cambiato, a livello prestazionale, e Toto – ammettendo le difficoltà Mercedes – vuole anche sfruttare questo momento negativo per motivare la sua squadra “Abbiamo visto i progressi che in poco tempo sono riusciti a fare McLaren e Ferrari. E’ un insieme di cose che fanno funzionare la macchina, e se trovi la chiave giusta, è come far scattare un interruttore on/off. Dobbiamo andare ancora più a fondo e capire, perché oggi è stato brutale e doloroso!”.