La Ferrari e Charles Leclerc partivano da favoriti in ingresso al fine settimana di Montecarlo, tuttavia, essendo il weekend meno scontato della stagione, poteva non essere così ovvia la prima vittoria del Monegasco a casa sua. Le principali difficoltà? I due giri in Q3 e le due partenze, poi il mega incidente di Perez ha tolto la variabile strategica e per Leclerc sono stati 77 giri in pieno controllo, guidato da un promosso Bryan Bozzi. Sono 31 ora i punti a dividere Max Verstappen da Charles Leclerc nel piloti, una vittoria e poco più di vantaggio insomma per il campione del mondo, ma soprattutto sono 24 quelli tra Red Bull e Ferrari nel Costruttori.
Oltre Monaco: la SF-24 è limitata nel lento per una scelta di compromesso
Il fine settimana di Montecarlo ci ha mostrato che Ferrari e Mclaren erano più o meno sullo stesso livello, con Leclerc e Piastri che hanno fatto la differenza nel giro di qualifica. E’ importante non sottovalutare la forza della MCL38 a Montecarlo, che nell’ideal lap avrebbe potuto mettere Piastri in pole e Norris in P3, davanti quindi alle rispettive SF-24. Segnali di un miglioramento della vettura papaya nel lento si erano già mostrati a Miami ma è interessante che Stella, nel Principato, abbia affermato che i miglioramenti siano andati oltre le aspettative.
Resta comunque inteso che la pista del Principato è totalmente atipica, al limite superiore delle caratteristiche tecniche e dove non sono necessari importanti compromessi di assetto. Il limite più importante è quanto una vettura riesce ad essere ottimizzata per delle richieste tecniche molto aggressive e diverse da ciò che normalmente altri circuiti richiedono. Serve che la macchina riesca a funzionare con un assetto il più morbido possibile, per dossi, cordoli e tanta trazione, e con il pacchetto da altissimo carico. La SF-24 ha dimostrato di essere molto competitiva nel lentissimo cittadino del Principato, smentendo in maniera anche importante le prestazioni mostrate in questo inizio di stagione dove si era mostrata in maniera più brillante nel medio e nel veloce piuttosto che nel lento.
Non c’è alcun problema nell’ibrido Ferrari: è solo una diversa gestione nel giro dell’energia
Con queste vetture di nuova generazione è molto difficile trovare un equilibrio che garantisca alla vettura di andar forte a qualsiasi velocità e in qualsiasi situazione. Red Bull, per esempio, ha una vettura che continua a soffrire i cittadini e più in generale gli asfalti ondulati, secondo un tecnico Alpine perché presenta “una sospensione posteriore molto rigida al rollio per mantenere il più stabile la piattaforma aerodinamica”. E’ un compromesso che gli permette di massimizzare la maggior parte degli appuntamenti del mondiale, sacrificandone pochi altri. Tornando alla Ferrari, la SF-24 non è una vettura che non funziona nel lento, Montecarlo lo ha dimostrato, piuttosto è il compromesso che la limita perchè sulle altre piste viene spesso privilegiato il veloce, ossia dove è importante non scivolare per consumare gli pneumatici. Non è un caso che lo scorso anno, la SF-23 soffriva molto nel veloce e la gestione degli pneumatici non era ottimale.
Sulla SF-24, il lento viene quindi parzialmente sacrificato, anche meccanicamente, potendo contare su un extra contributo dato dalla gestione dell’ibrido che utilizza più energia nelle fasi di ripartenza (in trazione), piuttosto che nelle ultime centinaia di metri dei rettilinei. Da qui la ‘lamentela’ di Leclerc nel post qualifica a Imola, quando parlava di Red Bull e McLaren che “fanno qualcosa di strano con la strategia motore”. Dall’altro lato, gli aggiornamenti introdotti a Imola hanno spostato leggermente la mappa aerodinamica della SF-24, aiutando la vettura italiana alle basse velocità ma a Montecarlo non è stata solamente una questione di aggiornamenti. A far soprattutto la differenza, la bontà in termini di finestra di setup della SF-24 che, al contrario della RB20, è riuscita a soddisfare le particolari e estreme richieste tecniche di Montecarlo. Perché non è vero che la vettura di Maranello non è forte nel lento, semplicemente non è in quell’area che la Ferrari crede di poter massimizzare il tempo sul giro, soprattutto in gara.