Districarsi tra le tante e iconiche curve del circuito di Silverstone è già un qualcosa di molto sfidante sull’asciutto, immaginiamoci con un meteo in costante variazione o con la pioggia che entra nel circuito, creando condizioni che si rivelano essere molto al limite per l’uso sia delle slick che delle gomme da bagnato. Si può passare da ‘eroe’ a ‘stupido’ nell’arco di un giro o addirittura poche curve. A posteriori ogni analisi è corretta, ma sul momento serve essere perfetti, qualche volta anche fortunati, ed abbiamo visto una gestione molto diversa tra Mercedes, McLaren, Red Bull e Ferrari e tra gli stessi piloti, come nel caso di Leclerc e Sainz o Norris e Piastri nel GP di Silverstone, che hanno portato a risultati anche drammaticamente diversi.
McLaren e Ferrari tardano la sosta, Mercedes ‘grande’ anche nel pit stop
Il punto di forza della Red Bull in questo momento – a parte Max Verstappen – è senza dubbio l’esecuzione della gara, spesso vicina alla perfezione, se non propriamente priva di errori. Questo permette di sopperire, insieme al talento dell’olandese, a quelle che sono le carenze della RB20, che da qualche gara non ha più dimostrato di essere mediamente la miglior vettura mentre lo è invece la McLaren, fatti salvo gli exploit di Ferrari a Monaco e di Mercedes in Canada e a Silverstone. Nel Regno Unito c’è stata un’ulteriore conferma, con Red Bull che ha scelto il giusto tempismo per montare l’intermedia e soprattutto ha saggiamente deciso di utilizzare la Hard nell’ultimo stint. Christian Horner ha detto di essere stato sorpreso dalla scelta della Soft dei rivali, poiché avevano notato nella prima parte di gara come “si danneggiasse subito”. Non avendo Medie a disposizione, la Hard è stata la scelta logica per il team campione del mondo. Da sottolineare come la stessa strategia sia stata attuata da Ferrari, che ha dunque ben interpretato le condizioni nell’ultima fase di gara, seppur la SF-24 non avesse comunque il passo per reggere con i rivali. Anche Carlos Sainz ha definito la gara di Silverstone come una delle migliori da quando è in Ferrari dal punto di vista dell’esecuzione.
Lo stesso non si può dire per Charles Leclerc, finito oramai in un incubo e per la terza volta in quattro gare non andato a punti, nonché per Sergio Perez, che partendo dalla pit lane ha osato utilizzando una strategia diversa, con la Hard in partenza per poi passare alle intermedie per primo, una scelta che non ha affatto pagato. Una esecuzione che è stata impeccabile anche per quanto riguardo la Mercedes, che purtroppo ha dovuto ritirare la macchina di George Russell per una perdita d’acqua del motore, altrimenti poteva ambire ad una doppietta o quanto meno un doppio podio. La W15 è stata generalmente la vettura migliore, e Mercedes è tornata grande anche nei pit stop, oltre che nell’esecuzione della gara, azzardando un doppio pit stop in contemporanea, una scelta che si è rivelata molto corretta e un azzardo che McLaren non se sentita di prendere. Questo è costato molto più tempo ad Oscar Piastri di uno stop ‘lento’, pregiudicando la possibilità di podio ma anche di vittoria. Così come, a posteriori, sia per Carlos Sainz che Lando Norris il giro in più prima della seconda sosta, per passare a slick, si è rivelato un errore.
In Ferrari una (troppo) diversa comunicazione Leclerc-Sainz, ma a fare la differenza sono stati anche Max Verstappen e Lewis Hamilton
Ciò che è interessante analizzare nella gara di Silverstone è stata la diversa strategia comunicativa che c’è stata nei vari garage, con relazioni pilota-ingegnere molto diverse, che hanno poi fatto sostanzialmente la differenza. Tutti i team principal, tra cui Vasseur, Stella ed Horner, sono concordi nel dire che il compito del team è dare le informazioni al pilota, che poi deve prendere la decisione finale, soprattutto in base al feeling che esso sente in pista. Abbiamo visto l’esempio di Lewis Hamilton che veniva aggiornato sulle condizioni meteo e sulla possibilità di passare alle intermedie, ma è stato il sette volte campione del mondo a negare in modo secco questa opportunità – rimandata solo di qualche giro, correttamente – in base al proprio feeling e allungando così lo stint con la Media. Abbiamo sentito poi Giampiero Lambiase complimentarsi con Max Verstappen, che ha invece azzeccato il timing per effettuare il pit stop al momento di montare la gomma Intermedia. Il pilota dunque è ancora capace di fare la differenza, ma serve sempre la giusta comunicazione.
Ad esempio, Charles Leclerc ha avuto informazioni che non si sono rivelate corrette a posteriori e, soprattutto, non sono state nemmeno uguali a quelle date a Carlos Sainz da parte di Riccardo Adami. Infatti, il terzo settore e la curva 15 in particolare sembravano sempre più bagnate a Leclerc, ma ha esitato lui stesso a chiamare il box perché il resto della pista era asciutto. Lentamente la pioggia sembrava arrivare anche nel primo settore, e dai box si parlava di un’intensità crescente o al massimo costante, che avrebbe però bagnato il circuito per i prossimi minuti. Questo ha spinto Leclerc a rientrare, anche perché le sue gomme posteriori non erano in buono stato. Questa chiamata anticipata gli è costata uno stint con Intermedie su una pista spesso asciutta, dove il distacco da Carlos Sainz (intorno ai 10 secondi prima del pit) è salito, fino ad essere doppiato dai primi e mettere praticamente fine alla sua corsa, dovendo poi rientrare per un secondo pit stop passando ad un nuovo set di intermedie. Dall’altra parte invece, Adami indicava con precisione il livello di pioggia atteso nei vari settori e le indicazioni erano principalmente per il terzo settore, con un timing di arrivo della pioggia più scrupoloso e maggiormente corretto (a posteriori). Per questo motivo Carlos Sainz è stato sicuro di continuare e non ha mai esitato nel rientrare ai box, fino al momento in cui la pioggia è appunto arrivata sul circuito. La comunicazione deve essere accurata ed efficiente, cosa non avvenuta anche in McLaren ad esempio, dove Lando Norris è stato indeciso sulla giusta mescola da mettere, col team che gli ha lasciato l’opzione tra Soft e Media, e il pilota inglese che invece ha contato di più sul supporto del team, decidendo lui il timing (giusto), ma con la scelta dello pneumatico morbido che non si è rivelata quella corretta da parte soprattutto della squadra, visto che Norris che era comunque titubante sulla scelta della Rossa (Soft). Dall’altro lato del box invece hanno detto chiaramente a Piastri che i rivali non possedevano Medie, che ritenevano la gomma migliore in quel momento, e l’australiano è stato subito deciso. Errori che Andrea Stella non ha avuto problemi ad ammettere, dichiarando che servono progressi in quelle aree.