La Formula 1 torna in pista sul circuito delle Americhe di Austin, in Texas, che darà il via agli ultimi sei appuntamenti stagionali in sole otto settimane. Ci avviamo così alla conclusione di un campionato sportivamente molto interessante, con entrambi i mondiali ancora tutt’altro che chiusi, dopo un inizio di stagione che aveva in qualche modo depresso addetti ai lavori e tifosi, con le tre doppiette Red Bull nelle prime quattro gare.
Dopo il “mini DRS gate” Mclaren di Baku, a Woking sono andati all’attacco della Red Bull a Singapore
Tuttavia, ancor prima che le vetture scendessero in pista ad Austin, è scoppiata una nuova battaglia tecnica, dopo il tanto chiacchierato mini DRS notato a Baku da appassionati e addetti ai lavori, che hanno portato la FIA a richiedere cambiamenti strutturali al DRS della MCL38. A mettere una forte pressione sulla FIA nel post Baku fu proprio la Red Bull, lo stesso team che ha spinto e sta tuttora spingendo per dei test più severi dal 2025 sulla flessibilità delle ali anteriori, di cui proprio la Mclaren è tra le più chiacchierate. Ma il team di Woking non è stato a guardare, poiché a Singapore ha puntato fortemente il dito contro la RB20, secondo le ultime informazioni raccolte da Formu1a.uno anche grazie a tecnici arrivati proprio da Milton Keynes. Sembrerebbe proprio essere stato il team capitanato da Andrea Stella ad aver avvisato la Federazione nel GP successivo a Baku (una tempistica casuale?) della presenza di un dispositivo che consenta di regolare facilmente l’altezza della parte iniziale del fondo, nella zona del T-Tray, anche in quella fasi dove sarebbe vietato intervenire sull’assetto della vettura come nel parco chiuso.
E’ pacifico che un cambiamento del genere costituirebbe una grave violazione del regolamento. “Qualsiasi modifica all’altezza della parte anteriore del fondo in condizioni di parco chiuso è severamente vietata dai regolamenti”, ha confermato la FIA qualche ora fa in una dichiarazione. La Red Bull ha ammesso che il dispositivo “esiste ma è inaccessibile una volta che la macchina è completamente assemblata e pronta per correre” ed inoltre “è prodotto per tutte le squadre dalla stessa azienda” negando fortemente che possa essere utilizzato facilmente in parco chiuso, “anche perchè tutta la proprietà intellettuale è stata depositata sul server della FIA”. Il componente incriminato fa infatti parte degli OSC, gli Open Source Components, ossia di quella componentistica sviluppabile da ciascuna squadra ma che non ne può detenere la proprietà intellettuale, visto che le informazioni di progetto devono essere condivise con la concorrenza.
Il dispositivo incriminato si trova nell’abitacolo, più precisamente nella zona della pedaliera
Il componente che permette la regolazione dell’altezza della prima parte del fondo è situato nell’abitacolo della RB20, più precisamente nella zona della pedaliera. Con questo componente si va ad agire sul precarico dell’ammortizzatore posizionato nel T Tray di praticamente tutte le vetture di F1 ed è chiaramente molto utile in sede di prove libere per ricercare il miglior compromesso tra le prestazioni della vettura e l’usura del pattino, fortemente regolamentata negli ultimi anni. C’è quindi da sottolineare che avere un dispositivo del genere in macchina non è quindi considerato illegale; lo diventa se si modifica il precarico quando vige il parco chiuso.
Nel caso della Red Bull, per poter effettuare delle regolazioni è chiaro che il pilota non possa essere seduto nell’abitacolo, così come serviranno più meccanici per togliere “almeno tre macro elementi nella parte anteriore della RB20” ci ha fatto sapere il team anglo austriaco. Sembrerebbe quindi molto difficile una veloce regolazione senza passare inosservati, almeno prendendo totalmente per vera la versione ufficiale dei campioni del mondo. La FIA ha comunque già affermato che non ci saranno azioni retrospettive, perché non è possibile determinarne con certezza l’utilizzo in passato. Tuttavia, tra i team concorrenti c’è del malcontento poiché si crede che questa regolazione ‘illegale’, il team campione del mondo la stia utilizzando già dal 2023 e, inoltre, è stato chiesto di verificare che non potessero addirittura controllarla da remoto, quindi senza infrangere fisicamente il parco chiuso.
Aumentare o diminuire l’altezza da terra della parte iniziale del fondo consentirebbe ad un’auto di correre più bassa in assetto da qualifica, evitando poi un eccessiva usura del fondo e quindi del pattino quando è carica di carburante durante soprattutto la prima metà di gara. Secondo Ayao Komatsu, il team principal del team Haas F1 nonché ingegnere, la modifica dell’altezza da terra tra le qualifiche e la gara potrebbe essere particolarmente utile in gara. Comunque, già a Singapore la FIA è intervenuta sigillando il dispositivo incriminato sulla RB20 di Max Verstappen e Checo Perez, oltre ad aver implementato nelle settimane successive delle modifiche procedurali per garantire che l’altezza non possa più essere facilmente modificata. Concludendo, va quindi sottolineato come la Red Bull non dovrà modificare la propria vettura ad Austin, anche per la complessità che la modifica richiede (una nuova versione arriverà prima della fine della stagione), e che per coloro che non daranno alla Red Bull il beneficio del dubbio, sarà molto probabile che questa battaglia tecnica non avrà mai una conclusione soddisfacente.