GP Brasile: perché le correzioni Ferrari non hanno tolto tutti i limiti

Rosario Giuliana
04/11/2024

Era l’ormai lontano 2016 quando sulla pista di Interlagos il mondo attorno alla Formula 1 conobbe il talento sulla pioggia di Max Verstappen. Otto anni dopo, stessa pista, stesse condizioni, la magia di Max Verstappen si è riproposta in una gara che lo rende ormai prossimo alla coronazione della quarta iride. La Red Bull torna così sul gradino più alto del podio, in un’inedita triade alla quale si sono aggiunti i due piloti Alpine. Quella andata in scena Brasile è stata una vera e propria impresa: “Probabilmente è stata la vittoria più bella della mia carriera”dice Max, interrompendo un digiuno che durava dal GP di Spagna. McLaren spreca (ancora una volta) la possibilità di vittoria in un week end dove la MCL38 sembrava poter dominare. Ferrari delude, in un territorio chiaramente non ideale, con Leclerc che ha limitato al minimo i danni.

Verstappen con una vittoria d’altri tempi impone la regola del più forte. La RB20 in Brasile ha ritrovato un po’ di smalto

La domenica era iniziata con i peggiori auspici per la Red Bull. Quella vista nelle libere era comunque una buona RB20, sicuramente più della partita rispetto alle prestazioni opache degli ultimi GP. La gara di Max ha avuto un rendimento superiore a tutti gli altri colleghi di griglia, non commettendo mai nessun errore in condizioni sempre difficili. La sua RB20 dotata del nuovo ICE sicuramente gli ha dato una mano con un extra-boost. La scelta di andare in penalità in Brasile non era semplice da prendere, anche se forzata dai problemi sopraggiunti al turbo durante il week end del Messico. I problemi in qualifica, più le 5 posizioni di penalità, avevano relegato Verstappen a una disperata P17, che poteva riaprire il mondiale.

La RB20 di Interlagos ha comunque performato meglio in una pista più digeribile per questa complicata monoposto. Le curve ad ampio raggio a media-alta velocità alleviano in parte il deficit accumulato dalla RB20 nei confronti dei relativi competitor, mentre la gara bagnata ha risolto i problemi di gestione gomme presenti invece su condizioni di asciutto.  Max si conferma un asso anche in condizioni da bagnato, i 26 punti del Brasile valgono un campionato.

Ferrari in Brasile non è mai stata in lotta: alcune lacune della SF-24 rimangono. Il “lift” in gara non deriva dal Power Unit.

Il team Ferrari in Brasile non regala le stesse facce allegre delle due precedenti gare. La SF-24 a Interlagos è mai stata in lotta per la vittoria, questo è un dato inoppugnabile. Il verdetto arrivato dal circuito di San Paolo non cancella il grande lavoro fatto dagli uomini di Maranello per risollevare tecnicamente il progetto 676. È evidente che “curare ogni male” con gli interventi puramente aerodinamici in-season non era tecnicamente possibile. La P5 di Leclerc limita al minimo i danni, ma la sosta troppo anticipata Ferrari nel primo stint nel tentativo di undercut sugli avversari non ha pagato. Correre in aria sporca limita anche le prestazioni della rossa, con un Leclerc mai capace di portare a compimento un attacco alle VCARB e alle Alpine, inducendo lo stesso alla chiamata anticipata al pit-stop. Accendere le gomme con asfalto freddo è una lacuna che necessita di interventi a telaio e sospensioni, con un compromesso da ottimizzare in ottica 2025.

Ferrari

Condizioni meteo e layout pista erano ideali, e a questo si aggiunge la gestione gara ancora limitata da lift-and-coast. Fonti interne riferiscono che la gestione a risparmio non è dettata da problematiche legate al Power Unit, del quale non preoccupano al momento possibili sostituzioni in vista di Las Vegas.

Miracolo Alpine che sfrutta l’occasione. McLaren manca di concretezza e spreca ancora

Per quello che si era visto nel corso del week end, McLaren sembrava avere la strada spianata verso una gara abbastanza in controllo. La domenica, ancora una volta, equivale ad un Lando Norris che butta via una grande pole dopo pochi metri. La strategia di fermarsi poco prima di una bandiera rossa rende poi il danno bello che fatto. In Brasile McLaren perde punti anche da Ferrari, garetta del sabato a parte. Il team di Andrea Stella ha tanto da recriminare per aver mancato – e non è la prima volta – una ghiotta occasione per allungare nei costruttori. Il gioco di squadra della sprint a poco è stato utile per Norris la domenica, dove in condizioni difficili il team papaya manca di concretezza. Un film già visto in altre occasioni quest’anno – vedi Montreal e Silverstone – dove la MCL38 in un week end non regolare non massimizza quello che tecnicamente offre la vettura.

D’altra parte, Alpine, a podio in maniera clamorosa con due piloti, è riuscita invece a centrare forse l’unica chance dell’anno. Briatore può avere un primo lampo di gioia da quando si è nuovamente insediato fra le mura di Enstone, sua vecchia casa per anni ai tempi di Benetton e Renault. La A523 è cresciuta tecnicamente, ma in Brasile l’ottima qualifica è stata poi premiata da una corretta (e fortunata) strategia. Vi era quasi il rammarico di non aver portato a casa la vittoria con Esteban Ocon, per una parte di gara leader del Gran Premio del Brasile. Ma un secondo e un terzo posto sono oro che cola dopo una stagione che aveva poco da salvare.

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