Il GP d’Arabia Saudita ha fornito risultati piuttosto simili a settimana scorsa in cima alla classifica, con due Red Bull a precedere una Ferrari, con McLaren, Mercedes e Aston Martin a inseguire non solo il team di Milton Keynes – come era accaduto la scorsa stagione, e qualcosa che i team avevano preventivato anche per il 2024 – ma anche la Rossa. Il distacco tra Verstappen e la prima vettura non Red Bull è stato di 18 secondi, ridotto da Safety Car e doppiati negli ultimi giri, e non rende pieno merito alla superiorità della RB20 di Newey e Wache. Dall’altro lato, la sensazione resta comunque quella che Ferrari poteva osare di più, provando l’ala posteriore a basso carico dichiarata il giovedì: il “degrado” negativo, per via della bassa abrasività dell’asfalto arabo, sulla SF-24 è stato il minore tra tutti i top team, addirittura la metà rispetto a Red Bull, e conferma che non si è massimizzato tutto a livello prestazionale. Nonostante ciò i rivali non si sono avvicinati quanto sperato rispetto al Bahrain, su un tracciato dove si aspettavano di essere molto più vicini a Leclerc e Red Bull.
L’analisi dati del GP d’Arabia Saudita conferma i 4 decimi di vantaggio di Red Bull
La Red Bull ha sfruttato molto bene il potenziale della propria monoposto, come è successo quasi sempre negli ultimi due anni, e ha trovato un compromesso quasi perfetto sulla RB20. L’importante vantaggio prestazionale permette alla squadra anglo austriaca di osare maggiormente così che le piccole imperfezioni vengono spesso nascoste. Helmut Marko stesso ha dichiarato: “Abbiamo avuto più degrado del previsto sulle gomme dure, con la Ferrari si sta avvicinando”. E infatti dopo aver fatto segnare tempi molto costanti per tutta la gara, verso il finale Max Verstappen ha provato a conquistare il sesto Gran Chelem della carriera (pole, vittoria, in testa da inizio a fine, giro veloce), ma gli è stato tolto da Charles Leclerc, aiutato parzialmente dal DRS di un doppiato: negli ultimi giri “Super Max” non ha potuto sfruttare pneumatici freschi nel primo settore. Da quando il monegasco ha superato Lando Norris, al giro 27, la differenza nei tempi con la Red Bull numero 1 si è aggirata intorno ai due decimi al giro, e in particolare negli ultimi dieci giri Charles è stato più veloce di Verstappen, e Oliver Bearman più veloce di Sergio Perez.
Tuttavia il divario prestazionale tra la Red Bull RB20 e la Ferrari SF-24 è lampante, e lo si può notare guardando prima di tutto, ovviamente, la media totale in gara: 4 decimi separano la vettura vincente dalla Rossa numero 16. Inoltre la costanza e facilità con cui Verstappen e Perez ripetevano giri simili fa capire quanto la Red Bull sia bilanciata rispetto a una buona vettura come quella disegnata da Maranello. Nonostante le lamentele di un comportamento non perfetto nel primo settore a causa di un assetto forse troppo morbido favorito da una scelta d’ala più carica, è proprio lì che Leclerc guadagnava circa mezzo decimo rispetto al duo Red Bull in aria pulita, mostrando la bontà della Rossa anche in gara: come lui stesso ha sottolineato, Verstappen e Perez avevano un grande vantaggio nella prima fase dello stint grazie a un buon warm-up della gomma, e come velocità di punta favorendo i sorpassi. Un assetto impostato diversamente, pensato attorno all’ala da basso carico, avrebbe potuto risolvere alcuni di questi problemi.
GP Arabia Saudita: McLaren a due decimi da Ferrari, Mercedes con Aston a otto decimi da Red Bull
McLaren, Mercedes e Aston Martin sono uscite dal Bahrain con la convinzione di trovarsi più vicini sia a Ferrari che a Red Bull a Jeddah, sfruttando l’asfalto più liscio e meno abrasivo che avrebbe permesso, soprattutto a Mercedes, di estrarre più prestazione. Tra Sakhir e Jeddah, McLaren ha recuperato due decimi rispetto a Red Bull e Ferrari, sfruttando le caratteristiche più positive del circuito arabo che mettono in risalto le doti di carico della MCL38 nella prima parte del circuito, dove Norris e Piastri facevano segnare crono simili a quelli della Red Bull. Nelle prime due gare la vettura di Woking ha mostrato pregi e difetti molto simili allo scorso anno, con una resistenza all’avanzamento eccessiva specialmente a DRS aperto, rendendo difficile la gara di Oscar Piastri, che ha percorso più di venti giri alle spalle di Lewis Hamilton con un guadagno minimo dato dall’ala mobile. In qualifica il duo papaya è stato il più lento della griglia con il DRS aperto, con un delta tra ala chiusa e aperta molto lontano da Red Bull e, se verranno confermate le quattro zone DRS, in Australia ci sarà nuovamente da soffrire il sabato per la MCL38.
Mercedes è arrivata al GP d’Arabia Saudita pensando di avvicinarsi a Ferrari dopo aver mostrato problemi di raffreddamento nella gara del Bahrain, ma il distacco da Ferrari e Red Bull è rimasto invariato: già a Sakhir, la W15 aveva mostrato una predisposizione verso le curve a più bassa velocità, e anche qui la freccia d’argento si è difesa nei tratti più lenti, ma il problema si è visto tanto ad alta velocità, come aveva suggerito già l’analisi dati del Bahrain: in qualifica il duo pagava circa mezzo secondo dalla Red Bull di Verstappen nei primi 32 secondi di tracciato, in gara quel divario è addirittura aumentato, con una grande instabilità sopra i 200 km/h e la W15 che è diventata una vettura da ‘midfield’ nello snake. L’ala da più alto carico provata da Hamilton portava con sé un eccessivo drag, che avrebbe reso difficile la gara in caso di battaglia, ma con l’ala più efficiente gli ingegneri Mercedes non hanno trovato il carico che si aspettavano, confermando ancora una volta in che la correlazione tra simulazioni e realtà è ancora un problema a Brackley, oltre che uno scomodo saltellamento. Mercedes ha faticato specialmente sulla mescola più dura, la C2, mentre nell’ultimo stint, Hamilton è stato un decimo più veloce di Norris con la mescola più morbida nonostante il danno sulla sua vettura.
La situazione di Aston Martin appare molto simile a quella di Ferrari nella seconda metà del 2022 e nel 2023: la monoposto di Dan Fallows riesce a essere competitiva al sabato con buone velocità in tutte le tipologie di curve, sfruttando la gomma fresca alla perfezione su un giro, ma con il pieno carico di carburante la AMR24 non riesce a replicarne le prestazioni: i tre dei quattro decimi persi dalla qualifica alla gara rispetto a Red Bull, davanti di otto decimi in media rispetto ad Alonso, arrivano dal primo settore. Il venerdì Alonso era riuscito ad essere il secondo più veloce nel primo tratto del circuito a meno di un decimo dall’olandese, mentre sabato il distacco è cresciuto a 0.4 secondi. Il GP dell’Arabia Saudita non punisce le vetture con un alto degrado, così come non lo farà Melbourne, ma le difficoltà della vettura di Silverstone sono evidenti, bisognerà capire quanto ci vorrà alla squadra di Mike Krack per risolvere questo problema. A Jeddah il risultato è un buon quinto posto con Fernando Alonso, che ha massimizzato le potenzialità della vettura, e il passo è stato simile a quello di Hamilton e Russell, ma sempre a otto decimi dalla Red Bull e quattro decimi da Leclerc.
Autore: Andrea Vergani