Se l’anno scorso ci sono voluti sette mesi di gare per spezzare il dominio del team campione del mondo, quest’anno dopo solamente tre appuntamenti la Red Bull RB20 dell’olandese lo ha tradito mentre era al comando del GP d’Australia. Senza Verstappen, alla Ferrari è stata spianata la strada per una vittoria in controllo di Carlos Sainz : la classifica parla di mondiale riaperto ma Melbourne non è mai stata una pista favorevole alla squadra di Milton Keynes, che a Suzuka avrà certamente un’occasione perfetta per mostrare i suoi punti di forza. In Giappone ci sarà da tenere d’occhio anche la McLaren, che ha fatto molto bene all’Albert Park trovandosi a pochi secondi dalle due Ferrari, soprattutto grazie a un buon bilanciamento tra i due assi e un carico impressionante nelle curve ad alta velocità, mentre il lento continua ad essere una spina nel fianco importante per Norris e Piastri che nell’ultimo tratto del circuito australiano perdevano diversi decimi rispetto alle SF-24. Mercedes si conferma in estrema difficoltà con la correlazione e nelle ultime due gare si è trovata al livello di Aston Martin; in particolare qua la W15 è stata più vicina al midfield piuttosto che ai top team come prestazioni. L’analisi dati del GP d’Australia ha confermato molte sensazioni e numeri dei primi due fine settimana, e ne ha rivelati altri.
GP Australia: Ferrari perfetta nel lento e sulle gomme, McLaren stupisce nel veloce
Carlos Sainz e la Ferrari hanno sfruttato perfettamente la situazione che si è presentata, quando dal primo giro Verstappen ha iniziato a lamentare di problemi al posteriore della vettura – poi rivelatosi un guasto di natura idraulica sulla RB20 numero uno – che ha costretto l’olandese al ritiro. I dati non possono dire quasi nulla sulla probabilità di vittoria di Sainz se non ci fosse stato questo ritiro ma ciò che è (quasi) certo è che Verstappen probabilmente non sarebbe scappato via come successo in Bahrain e a Jeddah. Prima del problema al fondo, causato da una visiera a strappo incastrata nel sorpasso ai danni di Fernando Alonso, Sergio Perez accusava un ritardo di circa mezzo secondo al giro; l’anno scorso il gap medio tra il messicano e Verstappen in gara si aggirava intorno ai quattro decimi al giro, quindi il problema ha quasi certamente tolto potenzialmente una bella lotta tra i due vecchi compagni di squadra in Toro Rosso. Il graining alle anteriori è un problema che limita molto il potenziale della RB20, tuttavia, tutti gli indizi suggeriscono nuovamente una Red Bull piuttosto favorita a Suzuka ma Ferrari e McLaren non saranno da sottovalutare per diversi motivi.
La gara si è giocata tra le coppie di piloti di Ferrari e McLaren: l’aria pulita “in faccia” a Sainz ha aiutato molto lo spagnolo nella gestione degli pneumatici, così come avrebbe aiutato Verstappen nella gestione del graining, e il timing della Virtual Safety Car per il problema di Hamilton ha sicuramente aiutato il figlio d’arte a gestire al meglio la fase di riscaldamento del primo treno di hard. La differenza tra i due piloti della Ferrari è stata minima in termini di passo: nonostante l’errore nella chicane veloce, Sainz ha vinto il GP d’Australia al sabato, quando il monegasco non è riuscito a centrare la finestra ottimale nel giro di riscaldamento, che si è rivelato cruciale come suggerito prima del weekend. Leclerc è stato anche sfortunato nel tempismo della VSC, che ha costretto il suo primo treno di C3 a due fasi di riscaldamento compromettendo in parte lo stint. Ci si aspettava una McLaren a una distanza simile a quella di Jeddah, circa due decimi, ma gli uomini di Andrea Stella sono riusciti ad avvicinarsi ancora di più alla Ferrari e mettere sotto pressione il secondo posto per larga parte della gara con Norris. Le differenze tra le due vetture sono molto evidenti in termini di tipologie di curva: come in qualifica, la Rossa si esalta nelle curve a media e bassa velocità, guadagnando addirittura quattro decimi in media sulla MCL38 nel tratto che va da curva 11 a curva 14, mentre la vettura papaya è molto forte nei tratti ad alta velocità.
Più indietro Mercedes e Aston Martin, che si sono confermate il fanalino di coda del gruppo di inseguitori, addirittura più vicine alle squadre del centrocampo. Il distacco rispetto a Ferrari si è aggirato intorno ai nove decimit. Andrew Shovlin ha confermato che Mercedes “non è stata in grado di competere su un singolo giro o con tanto carburante”: nell’inverno il cambio di concetto non sembra aver dato i suoi frutti, con perdite di quasi mezzo secondo rispetto a Red Bull e Ferrari, e qualcosa in meno rispetto ad Aston Martin e McLaren. Suzuka sarà un’altra prova tosta per la squadra di Brackley, una pista che richiede tanto carico aerodinamico alle alte velocità. Aston Martin ha mantenuto finora il distacco dell’ultima parte del 2023 dai primi, ma le caratteristiche della monoposto non sono migliorate: per tanti aspetti la AMR24 ricorda la vecchia SF23, e di certo non si tratta di una buona notizia, specialmente per quanto riguarda la mancanza di carico aerodinamico e difficoltà nel gestire le coperture, che portano a una perdita importante di passo tra qualifica e gara.
GP Australia, midfield: Racing Bulls perfetta, Sauber perde un’altra occasione a causa dei pit stop
Grazie alla penalità inflitta a Fernando Alonso, il fine settimana perfetto di Yuki Tsunoda ha consegnato una settima posizione e sei punti al giapponese al GP d’Australia. La prestazione del pupillo di Honda e Helmut Marko è stata molto buona specialmente in qualifica rispetto al compagno, e Tsunoda ha ringraziato e complimentato la squadra per i passi in avanti compiuti rispetto allo scorso anno: “La squadra ha fatto un lavoro fantastico, stiamo migliorando sensibilmente a ogni gara. La differenza nella vettura tra la vettura attuale e quella di Melbourne dello scorso anno è impressionante”. La differenza di passo tra la VCARB01 e gli altri non è stata importante: il passo della Sauber C45, per esempio, è stato uguale a quello della vettura italiana, ma gli ennesimi problemi ai pit stop hanno costato una probabile zona punti alla squadra di Andreas Seidl. Dei dieci pit stop effettuati in stagione finora, solamente tre sono scesi sotto i tre secondi, e addirittura quattro hanno superato la soglia del venti secondi, per i noti problemi ai dadi.
Haas si è confermata una buona vettura da gara, conquistando tre punti ottimi per la classifica costruttori: Jeddah e Melbourne non sono necessariamente piste perfette per la squadra di Ayao Komatsu, ma gli ingegneri e i piloti hanno lavorato perfettamente per ottimizzare le prestazioni della vettura e ottenere quattro punti in stagione finora, già un terzo dei punti conquistati nell’intero 2023. Le ultime due squadre per passo sono Alpine e Williams: i francesi hanno migliorato le prestazioni, recuperando qualche centesimo alle squadre rivali e riuscendo ad ottenere con Esteban Ocon una qualificazione in Q2 ma non è abbastanza perché mancano ancora circa due decimi per pareggiare il passo dei primi del gruppone. Dall’altra parte Williams è arrivata molto vicina alla zona punti, specialmente per le difficoltà di Sauber e l’incidente di Russell, ma la prestazione non è stata ottima durante la gara, e infatti Dave Robson ha commentato: “La macchina non era abbastanza veloce in gara questo fine settimana. Sapevamo che il graining sarebbe stato un problema, soprattutto dopo l’aumento delle pressioni obbligatorie degli pneumatici il venerdì sera”. Senza l’incidente di Alex Albon durante le libere del venerdì, Williams è sicura che avrebbe avuto delle possibilità di far segnare punti durante la gara.