In Arabia Saudita, la Red Bull non ha avuto sfidanti. Checo Perez non ha fallito l’opportunità di prendersi una facile vittoria mentre Max Verstappen, nonostante partisse in ottava fila per guasto in qualifica, aveva tra sé e il podio solo la mischia del primo giro. Fernando Alonso è scattato meglio di Perez ma ben presto – al di là delle penalità – l’ordine delle cose è stato ristabilito grazie all’ingresso della safety car, seppur non necessario in quel particolare caso ma qualcosa comunque di piuttosto atteso a Jeddah. Ferrari deludente, solo quarta forza, con anche la ‘bocciata’ Mercedes W14 a stargli davanti.
Dubbi Ferrari: Aston Martin e Mercedes più coerenti, la SF-23 in gara si prende 4-5 volte il gap del sabato
La RB19 ha polverizzato la concorrenza anche in Arabia, ribadendo che attualmente tra l’auto del team campione in carica e gli altri non è solo una questione di dettagli. “Impressiona la capacità di generare molto carico a tutte le velocità e in tutte le tipologie di curve, tecniche e non. Quando noi finiamo di ruotare, loro sono già in accelerazione. Noi dobbiamo compromettere una zona del tracciato a favore del bilanciamento, siamo obbligati. Loro possono correre senza grossi compromessi.” ha confidato un ingegnere avversario. Chiaramente il passo avanti rispetto alla già vincente RB18 è stato sostanziale e nessuno sembra davvero in grado di poter impensierire, almeno nel breve termine.
La Ferrari pensava di essere più vicina che in Bahrain perché il basso rischio di degradare gli pneumatici la metteva in una posizione migliore per esprimersi. In Arabia i piloti potevano spingere piuttosto tranquillamente, senza preoccuparsi infatti del tyre saving, con le prestazioni delle vetture che escono più chiaramente. C’era poi un asfalto più liscio che suggerivano condizioni meno limitanti per bilanciare la SF-23. Sfortunatamente, per il team di Maranello la forbice si è sorprendentemente allargata (anche per i membri del team stesso) portando ulteriori interrogativi, con la SF-23 che è risultata semplicemente lenta. I tecnici hanno fatto i conti con la realtà, scoprendo brutalmente attraverso l’ingiudicabile giudizio della pista che la vettura è molto più lenta del previsto – nonostante la potenza recuperata – in due circuiti dalle configurazioni opposte. Al momento non sono ancora in grado di darsi delle risposte definitive ai tanti problemi presenti in gara.
La SF-23 per ora riesce ad essere ragionevolmente competitiva solo in condizioni di qualifica, quando le mescole più tenere compensano con la maggior aderenza – e una spalla che si muove di più – la mancanza di downforce. Nel bene e nel male, la ottima Aston Martin e la Mercedes sono piuttosto coerenti nell’arco del weekend, mentre è estremamente difficile capire come sia possibile che la domenica la Rossa accusi un gap quattro o cinque volte superiore rispetto al sabato.
E’ un problema di…fondo: comprensione del pacchetto base e alcuni sviluppi mirati per far rinascere la SF-23. Basteranno?
Storicamente la costruzione Pirelli ha bisogno di molto carico (aerodinamico e meccanico) per sfruttare la finestra di utilizzo senza innescare scivolamento e degrado termico. Red Bull e Aston non hanno problemi a spingere sulle gomme, così come non li aveva la Ferrari F1-75, per lo meno prima che l’auto corresse ad altezze più elevate (post DT39). Le modifiche regolamentari piuttosto tardive hanno finito per cambiare alcune impostazioni aerodinamiche verso l’ignoto. Diversi direttori tecnici si sono lamentati che tali modifiche abbiano rimescolato troppo le carte, perché approvate quando le auto 2023 erano già in fase molto avanzata di definizione. E’ qualcosa che ha certamente finito per agevolare Red Bull, ce lo avevano predetto da Mercedes, che oggi ha così un vantaggio difficilmente dissipabile, pur considerando la penalità di ore di sviluppo dovuta allo sforamento del budget cap, non così significativa, anche se da Milton Keynes vogliono farci credere il contrario.
Nonostante un certo ritardo sul progetto 675, Ferrari era convinta di presentarsi decisamente meglio. Come detto l’auto non solo non genera la percentuale di carico atteso ma il problema è che lo fa in maniera non coerente. I dati mostrano come la vettura funzioni male in appoggio, tra i 150 e i 190 km/h, quando a quelle velocità il carico generato è al di sopra dei 900 kg. I tecnici si sono presi le libere dei primi due appuntamenti per condurre esperimenti e ricalibrare i dati di simulazione e galleria. Anche le novità apportate al fondo in Arabia erano pensate a questo scopo, tant’è che sono state accantonate per il resto del weekend e “verranno utili per un possibile utilizzo futuro”. Secondo Sainz ora “la macchina si comporta esattamente come in galleria del vento.”, il che sarebbe davvero un punto positivo. “Sappiamo dove sta il problema in galleria, qual’è il punto debole. Sappiamo anche come sviluppare ulteriormente la macchina ma abbiamo bisogno di tempo per produrre gli aggiornamenti. Questo potrebbe cambiare completamente la nostra stagione.” ha terminato un deciso e positivo pilota spagnolo.
Sembrerebbe qualcosa di strettamente legato al fondo e alle altezze da terra, che vanno a incidere sul (mal)funzionamento delle gomme. A Maranello confermano, non a caso, che nei prossimi appuntamenti arriveranno novità al fondo. Inoltre, mentre la maggior parte dei team rivali hanno scaricato le ali, la configurazione di Jeddah era in contro tendenza e più carica di Sakhir, il che ha consentito una buona risposta nel lento ma pagando dazio in rettilineo per circa 3-4 km/h rispetto all’ala del Bahrein. La Ferrari SF-23 sembra rimanere tristemente vittima di una impostazione troppo rigida post TD39, che penalizza soprattutto l’utilizzo delle gomme più dure, composto con una spalla che flette meno, con Leclerc e Sainz non erano in grado di migliorare in maniera convincente il loro passo, anche a serbatoi vuoti. I prossimi due mesi mostreranno se le nuove regole hanno davvero distrutto il concept base della Rossa, oltre a quello zeropods, ormai già bocciato senza importanti appelli dalla Mercedes.
Autore: Giuliano Duchessa
Co Autore: Piergiuseppe Donadoni