Con il successo di Lewis Hamilton a Silverstone, è salito a 6 il numero di piloti vincitori di un Gran Premio nel Mondiale di F1 2024. Il tutto in appena 12 gare, una statistica decisamente sorprendente, seppur non clamorosa come i 7 vincitori diversi alternatisi nelle prime 7 gare della stagione 2012: alzi la mano chi avrebbe pronosticato una simile varietà di nomi sul gradino più alto del podio lo scorso febbraio, durante i test invernali in Bahrain. La Red Bull, dopo aver sorpreso tutti con l’innovativo design della RB20 figlia ancora una volta della geniale matita di Adrian Newey, sembrava destinata a un’altra stagione da dominatrice assoluta. Una sensazione rinforzata dall’esito dei primi due Gran Premi stagionali, terminati entrambi con Max Verstappen e Sergio Perez nelle prime due posizioni. Nel giro di tre mesi, invece, i rapporti di forza in pista sono cambiati più volte, mostrando in generale un maggior equilibrio tra i 4 team in grado di ottenere almeno un successo che solo i più inguaribili ottimisti potevano sperare per quest’anno.
Red Bull e McLaren, le più costanti
Come detto, la Red Bull aveva spaventato tutti con un inizio da assoluta dominatrice. In Bahrain e Arabia Saudita erano arrivate due doppiette che avevano fatto temere una nuova stagione monopolizzata come quella del 2023, quando le vetture del team austriaco lasciarono ai rivali appena una vittoria, quella ottenuta da Carlos Sainz a Singapore. Anche il passo falso dell’Australia, coinciso con il precoce ritiro di Verstappen, era sembra poco più che un episodio: nel successivo weekend di Suzuka il primo pacchetto di aggiornamenti sulla RB20 aveva ripristinato i rapporti di forza, tanto che in Giappone era arrivata un’altra doppietta seguita dal trionfale weekend di Shanghai, con vittoria del tre volte iridato sia nella Sprint sia nella gara lunga e doppio terzo posto per Perez.
È solo a Miami, sesto round stagionale, che la candidatura della McLaren a principale anti Red Bull ha iniziato a farsi concreta: il successo di Lando Norris era arrivato con l’aiuto della Safety Car, ma la MCL38 – protagonista di un avvio di campionato in sordina ma certo non disastroso come quello del 2023 – fin dalla qualifica aveva fatto vedere un potenziale nettamente in crescita. Da allora Norris, e in misura minore Oscar Piastri, sono stati costantemente in lotta per pole position e vittoria, tanto che la MCL38 viene spesso indicata come la miglior vettura del lotto, nonostante i risultati di prestigio continuino a sfuggire, con responsabilità sia del team sia dei piloti. La McLaren ha comunque dimostrato di sapersi mantenere ai vertici su ogni tracciato, rappresentando una sfida costante per la Red Bull. Il team austriaco, azzoppato da un Perez a cui l’anticipato rinnovo contrattuale non è servito per uscire dalla nuova spirale negativa in cui si è infilato, ha risposto alla sfida con weekend impeccabili dal punto di vista della messa a punto della vettura, sempre progredita dopo le prove libere del venerdì, e del lavoro ai box, tra strategie migliori rispetto ai rivali e cambi gomme sempre rapidi.
Ferrari e Mercedes, le inseguitrici che si sono scambiate di ruolo
In una posizione di rincalzo rispetto a Red Bull e McLaren troviamo Ferrari e Mercedes, anche se la Scuderia di Maranello al momento occupa la seconda posizione nel Mondiale Costruttori. Il Cavallino Rampante inizialmente sembrava poter rappresentare la principale inseguitrice della Red Bull, con la SF-24 in grado di essere altamente competitiva soprattutto su determinati tipi di tracciati, come dimostrato dagli eccezionali risultati ottenuti a Melbourne e Monte Carlo, dove sono arrivate due vittorie accompagnate da un secondo e un terzo posto. Purtroppo, ancora una volta gli aggiornamenti sono risultati il punto debole della Ferrari, nonostante i tanti avvicendamenti di organico avvenuti nel primo anno e mezzo di gestione Vasseur: il pacchetto previsto per Silverstone e anticipato a Barcellona si è dimostrato problematico, mettendo la Rossa nella peggior situazione possibile, ossia in un tremendo limbo tra l’utilizzo dell’ultima specifica e il ritorno a quella vecchia, come si è visto a Silverstone. In una stagione in cui ad essere determinante è soprattutto la capacità di portare costantemente piccole novità che ottimizzano la monoposto, questo stallo che dura ormai da un mese rischia di avere pesanti conseguenze per tutto il resto della stagione, con la Ferrari chiamata a dover progredire a velocità doppia rispetto ai rivali per recuperare il tempo perso.
L’affollamento nella lotta per le prime posizioni è stato però garantito dalla contemporanea crescita della Mercedes, la quale ha percorso un cammino esattamente opposto a quello del Cavallino Rampante: in crisi tecnica all’inizio della stagione, a suon di aggiornamenti gli ingegneri guidati da James Allison hanno trovato la soluzione ai problemi di una W15 che in precedenza non riusciva ad avere il giusto bilanciamento per comportarsi bene sia nelle curve veloci sia in quelle lente. L’ala anteriore che ha esordito a Monte Carlo è stata la chiave, ma non l’unico dettaglio in grado di fare la differenza per una vettura che, dal successivo GP Canada, ha conquistato 2 pole position e 2 vittorie in sole 4 gare.
Le prospettive: il numero dei vincitori può ancora salire, quello dei team in battaglia diminuire
L’andamento dei rapporti di forza in pista si è dunque dimostrato decisamente sorprendente rispetto alle previsioni invernali ma, arrivati ormai al giro di boa del campionato, lo scenario sembra aver trovato maggiori certezze: i percorsi degli sviluppi tecnici sembra poter confermare un triello al vertice tra Red Bull, McLaren e Mercedes protagoniste, con caratteristiche dei circuiti e del meteo che di volta in volta possono favorire una o l’altra scuderia. La Ferrari, invece, proprio per il tempo perso nell’ultimo mese può aver perso il treno della lotta in testa allo schieramento, soprattutto se pensiamo alla costanza di rendimento: weekend positivi possono ancora arrivare, a partire già dal prossimo in programma all’Hungaroring di Budapest, alternati però ad altri di sofferenza come quelli appena trascorsi. Raggiungere un totale di 7 vincitori diversi nella stagione di F1 2024 è invece alquanto probabile: Piastri è il principale candidato e già a Silverstone avrebbe potuto unirsi al club senza la scellerata decisione del muretto McLaren di tenerlo in pista un giro di troppo con le slick. Più difficile che ci riesca Perez, ma dopo 12 gran premi così ricchi di sorprese, chi è in grado di escludere con certezza altri risultati apparentemente impronosticabili?