Il GP Brasile è uno degli appuntamenti più amati da Lewis Hamilton, non solo per alcuni dolci ricordi come il mondiale vinto in extremis nel 2008. A Interlagos il britannico può contare su un grande supporto da parte del pubblico e questo gli da la carica per riprendere la caccia a quel primo podio con la Ferrari finora sempre sfuggito. Nonostante un 2025 particolarmente difficile, il sette volte iridato ha ribadito il suo ottimismo in vista del 2026, prima di tornare a criticare l’operato della FIA riguardo le penalizzazioni, facendo riferimento a quanto accadutogli in Messico, ma non solo.
Un anno complicato, ma utile in vista del 2026
Il 2025 ha restituito a Hamilton tutte le difficoltà di cambiare team dopo 11 anni con la stessa squadra. L’impatto con l’organizzazione Ferrari, e con una monoposto su cui non è potuto intervenire in fase di progettazione, è stato decisamente duro, ma l’andamento di questa stagione lascia il sette volte iridato ottimista in vista del 2026: “Sì, è stato un anno impegnativo, ma era prevedibile per me, a dire il vero – ha spiegato – Sono entrato a far parte di un nuovo team, di una nuova cultura, e sono ben consapevole che il progresso richiede tempo. Quindi, è stato un anno di costruzione di basi e forse quest’anno è stato più difficile costruire quelle basi. Sento però che stiamo progredendo e sento che questo mi sta mettendo in una posizione diversa, sento che sto arrivando a un punto in cui sono ben posizionato per il prossimo anno, e questo è ancora più importante“.

Hamilton ha poi sottolineato come l’unico obiettivo in questo finale di 2025 sia cercare di ottenere il secondo posto tra i Costruttori: “Non stiamo lottando per un campionato ora. Quindi, a parte questo, il nostro compito è cercare di ottenere i migliori risultati per vincere, per fare del nostro meglio nel campionato Costruttori. La posizione dei piloti, a nessuno importa davvero. Perlomeno a me, non mi interessa molto il quinto o il sesto posto o cose del genere. Si tratta più che altro di cercare di mantenere il secondo posto per la squadra“.
La prossima Ferrari, una monoposto più a misura di Hamilton
In diverse occasioni, Hamilton ha spiegato quanto abbia pesato quest’anno doversi adattare a una monoposto progettata senza le sue indicazioni. In Messico, dopo il terzo tempo in qualifica, il sette volte iridato aveva spiegato di stare finalmente trovando la quadra nel rapporto con una vetture che Leclerc “aveva avuto la fortuna di guidare negli ultimi sette anni“. Il britannico ha sottolineato come la sua partecipazione allo sviluppo della prossima monoposto possa cambiare di molto la prospettiva per il 2026: “L’anno prossimo sarà l’anno in cui ci sarà un’auto che ho contribuito a sviluppare. Quindi, spero che sia un buon anno. Sì. È stato un anno impegnativo, ma era prevedibile per me, a dire il vero. Sto entrando a far parte di un nuovo team, di una nuova cultura“.
La penalità in Messico e il precedente di Abu Dhabi 2021
A San Paolo si è tornati a parlare della pesante penalità ricevuta da Hamilton in Messico e costatagli parecchie posizioni. Come vi abbiamo riportato, la decisione è stata presa dagli steward in quanto il britannico ha tagliato senza rallentare, ottenendo dalla manovra un guadagna rispetto ai rivali. Quando gli è stato chiesto se avesse un’idea più precisa del motivo per cui era stato punito, Hamilton ha però risposto: “Non particolarmente. Non c’è chiarezza, e penso che questo sia probabilmente parte del problema principale. Trasparenza e responsabilità. La segretezza delle decisioni credo sia un aspetto che deve essere assolutamente affrontato. Probabilmente è qualcosa che deve essere fatto in segreto, immagino“.

Parlando del peso specifico elevato delle decisioni prese dall’esterno, Hamilton ha fatto riferimento al doloroso GP Abu Dhabi 2021, quando perse in extremis il titolo proprio per alcune discusse scelte dell’allora direttore Michael Masi: “Non so se siano consapevoli del peso delle loro decisioni. In definitiva, le decisioni possono determinare i risultati dei campionati, come si è visto in passato. Sono sicuro che ci sia ancora del lavoro da fare“.



