A partire dal 2026 General Motors arricchirà la griglia della classe regina con due nuove vetture, facendo il suo esordio come undicesimo team in Formula Uno. La compagine americana, che troverà il supporto dei propulsori Ferrari, sfrutterà le strutture del team Andretti, il cui fondatore, Mario, è stato nominato direttore del consiglio di amministrazione della neo-nata scuderia a marchio GM-Cadillac.
L’ingresso in F.1 rappresenta una sfida dall’alto coefficiente di difficoltà anche per chi, come il gigante automotive a stelle e strisce, opera da tempo nel motorsport con i propri brand. Ad aumentare il livello di complessità del progetto varato da GM si aggiunge poi la volontà del team di munirsi, entro il 2028, di una power unit proprietaria in sostituzione del propulsore fornito da Maranello.
L’aneddoto di Szafnauer: “Ero convinto di vincere subito”
“Se fossi un dirigente del gruppo? Penso che la mia unica preoccupazione sarebbe quella di non sottovalutare l’impegno richiesto per diventare competitivi in F.1 – ha spiegato l’ex Team Principal Alpine, Otmar Szafnauer, a Business of Winning – ritengo che le organizzazioni che approcciano per la prima volta a questo mondo ancora non si rendano conto delle difficoltà che dovranno affrontare”.
“Io stesso – aggiunge Szafnauer – feci questo errore quando arrivai in Formula Uno. Nel 1999, al mio esordio con la British American Racing, ero assolutamente convinto che avremmo vinto al debutto. Il livello di preparazione e abilità di chi lavorava con me era davvero eccezionale, non avevo mai visto nulla di simile prima di allora. Non avevo dubbi che quei ragazzi ce l’avrebbero fatta. Sapete quanti punti facemmo il primo anno in F.1? Zero”.
General Motors in F.1: le sfide dietro al debutto made in USA
Le parole dell’ingegnere statunitense suonano come un monito per la scuderia a marchio GM. Trovare competitività in F.1 richiede, infatti, tempo e grandi investimenti con il circus che ha ormai raggiunto un livello tecnico altissimo. Munirsi di tecnici esperti, nonostante la disponibilità economica del gruppo americano, non sarà semplice, specie considerando che le scuderie già presenti in griglia sono particolarmente restie dal cedere il proprio personale. Qualsiasi figura in arrivo da altri team sarebbe poi sottoposta ad uno stop obbligato a causa delle clausole di gardening, che per i profili più importanti possono superare anche i 12 mesi. In tal senso un grosso supporto potrà arrivare dalle conoscenze e dall’esperienza di Pat Symonds, l’ultimo grande nome che ha deciso di sposare il progetto GM-Cadillac
E lo stesso può dirsi per i piloti. L’importanza di dotarsi di una solida academy dove crescere i propri talenti è ormai fondamentale in F.1 e le scuderie al debutto rischiano di dover puntare su nomi esperti la cui motivazione va calando. In tal senso, GM potrebbe ispirarsi ad Audi che, nonostante l’esordio in programma nel 2026, ha già messo le mani su Gabriel Bortoleto, campione in carica di Formula 2.